«Profeti della Grande Acqua» di Adolfo Battisti

Canti di una Terra svanita

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22 agosto 2020

«Puntualmente in ritardo come il 60 quando lo aspetti a Porta Pia — scrive Romolo Giacani nel suo blog, con il consueto tono scanzonato e allegro — ecco qualche consiglio di lettura non richiesto. Per la prima e probabilmente unica volta vi consiglio un libro di fantasy» continua Giacani. Che ci tiene a puntualizzare: «Io adoro il fantasy ma solamente ad una condizione, che sia scritto da Tolkien. Tutto il resto non lo prendo neanche in considerazione. Ma la cosa bella è che anche l’autore di questo libro (che non è Tolkien) la pensa come me». Detto questo, Profeti della Grande Acqua di Adolfo Battisti (IBN edizioni, 2016) «è veramente un gran bel libro. Che ha tutte le caratteristiche positive del genere (avventura, poesia, mistero, suspence, citazioni) ed in più una profondità che manca a tanti emuli del grande Tolkien e non lo fa sfigurare nel raffronto con il maestro. Il finale, poi — conclude Giacani — è semplicemente geniale».

Difficile resistere alla tentazione di svelarlo, il finale, tanto il fulmen in clausola è semplice e sorprendente, preparato accuratamente da tutto il percorso narrativo che lo precede ma, lo stesso, totalmente inatteso. Epilogo di una storia di formazione che ha la natura come scenario — dalle spiagge dorate di Mallovarna agli altri luoghi incantati della Terra Stretta — una natura tanto presente da diventare essa stessa un personaggio, in una trama fitta di eventi che mettono alla prova la protagonista, alla ricerca della propria vocazione, sempre minacciata dalla tentazione della “scorciatoia” del male.

E c’è un valore aggiunto, tanto doloroso quanto prezioso, che deriva dalla biografia dell’autore e conferisce al libro la solennità di un Esodo con la “e” maiuscola. L’esperienza umana di Battisti — nota Paolo Carlotti — è divenuta narrazione letteraria nei momenti terminali della sua esistenza, quelli insieme più delicati e profondi, quando l’essenziale appare in tutta la sua trasparenza e bellezza, e quando la condivisione diventa una continua e reale sorpresa. «Un’occasione propizia — pur nella sua ineludibile drammaticità — per pensare e trasformare l’usuale trascorrere quotidiano».

di Silvia Guidi