Quaranta migranti morti al largo della Mauritania

Ancora un tragico naufragio

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07 agosto 2020

L’ennesima sciagura del mare. Questa volta la tragedia dei migranti si è consumata sulle coste atlantiche, una delle rotte più lunghe e pericolose. Una imbarcazione con a bordo circa quaranta persone è naufragata al largo di Nouadhibou, nella Mauritania settentrionale, nel tentativo di raggiungere probabilmente le isole Canarie. Stando alle prime informazioni, i migranti subsahariani sarebbero tutti annegati, tranne un giovane originario della Guinea. Lo rende noto su Twitter Vincent Cochetel, l’inviato speciale nel Mediterraneo centrale dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).

L’Unhcr e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) «stanno cercando di aumentare gli sforzi per evitare queste tragedie, però i trafficanti continuano a mentire ai loro clienti», ha spiegato Cochetel, senza fornire dettagli sulla destinazione che l’imbarcazione voleva raggiungere. Il naufragio sarebbe comunque avvenuto in alto mare, in acque internazionali, sulla rotta utilizzata dai migranti per raggiungere le isole Canarie.

L’unico sopravvissuto — fa sapere una fonte della sicurezza mauritana — è stato trovato sulla spiaggia di Nouadhibou, nel nord-ovest del Paese, al confine con il Sahara Occidentale. Sulla base delle testimonianze del giovane tratto in salvo, lui e i suoi compagni di viaggio, si erano imbarcati in Marocco per raggiungere le isole Canarie (Spagna). Il motore — racconta — ha subito un guasto e l’imbarcazione è rimasta alla deriva per diversi giorni senza essere localizzata. «Nessuno è venuto a soccorrerci e allora ci siamo buttati in mare, credo che i miei compagni siano tutti annegati. Sono il solo superstite», ha detto il ragazzo dal suo letto in ospedale.

Lo scorso dicembre sessanta persone hanno perso la vita a causa di un naufragio avvenuto lungo la stessa rotta, mentre altri 180 sono stati soccorsi dalle autorità mauritane. Volevano raggiungere la Spagna. I migranti disperati partono a bordo di barche in pessime condizioni, anche con il maltempo. Negli anni 2000 il percorso dell’Africa occidentale era l’itinerario preferito — sia via terra sia via mare — per raggiungere l’Europa. Piccole imbarcazioni, chiamate battelli-tassì, andavano a prendere i migranti nei porti d’imbarco nel Golfo di Guinea. Le Isole Canarie, a pochi chilometri dalle coste marocchine, erano considerate la porta d’entrata dell’Europa. In seguito alle politiche migratore adottate in Spagna, il flusso si è notevolmente ridotto e il centro per migranti di Nouadhibou è stato chiuso. Tuttavia negli ultimi due anni circa, a causa della drammatica situazione creatasi in Libia, la rotta occidentale è stata parzialmente riattivata.

Sul versante del Mediterraneo arriva invece la stretta sulle partenze dei migranti verso le coste italiane. Dopo le pressioni della Farnesina degli ultimi giorni, la Tunisia ha annunciato, ieri, che metterà a disposizione nuovi mezzi per contrastare le partenze irregolari: unità navali, dispositivi di rilevamento e squadre di ricerca nei punti di attraversamento marittimo. A comunicare la decisione di Tunisi, che dovrebbe ridurre il numero delle partenze dei migranti, è lo stesso governo italiano.