Da un anno la nave-ospedale Papa Francesco fornisce assistenza medica a 700.000 persone

Salute e speranza per le popolazioni indigene

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21 luglio 2020

«Questa nave ha già fatto miracoli, portando salute e speranza nella vita dei popoli fluviali»: parole di fra Joel Sousa, membro del coordinamento della nave-ospedale intitolata a “Papa Francesco”, che da circa un anno naviga lungo il fiume Rio delle Amazzoni per portare aiuto medico-sanitario alle popolazioni rivierasche e della foresta amazzonica per un totale di 700.000 abitanti.

In un’intervista riportata dal sito del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), fra Joel nel sottolineare l’emergenza sanitaria nella quale si trova il Brasile, ha ricordato: «Non potevamo esimerci dalla lotta contro il covid-19, ci siamo quindi riorganizzati appositamente per combattere la pandemia», insieme a «professionisti della sanità e ad assistenza medica specifica». L’equipaggio a bordo contribuisce anche alla sensibilizzazione della popolazione locale, oltre che alle cure ambulatoriali al primo stadio. «Ci stiamo occupando principalmente — ha precisato fra Sousa — dei sintomi influenzali e dei casi lievi di covid-19. I medici effettuano i consulti, mentre noi ci dedichiamo alla distribuzione dei farmaci».

Lunga 32 metri, la barca ha a bordo 23 professionisti del settore sanitario e ospita locali per servizi medici per i raggi x, la mammografia, l’ecocardiogramma e il test ergometrico, una sala operatoria, un laboratorio di analisi cliniche, una farmacia, una sala per le vaccinazioni, studi medici specialistici come l’oculistico e il dentistico, e letti di degenza. Ideatore dell’iniziativa, insieme ai religiosi della Fraternità San Francesco di Assisi nella Provvidenza di Dio, che gestiscono un ospedale a Rio de Janeiro, è stato monsignor Bernardo Bahlmann, vescovo di Óbidos, a luglio 2019. Da allora sono già stati realizzati più di 46.000 servizi, distribuiti nei comuni lungo il Rio delle Amazzoni (Alenquer, Almerim, Belterra, Curuá, Faro, Juruti, Monte Alegre, Óbidos, Oriximiná, Prainha, Santarém e Terra Santa).

A sostenere l’iniziativa, anche Papa Francesco che, attraverso l’impegno del suo elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, ha donato all’imbarcazione un ecografo. Inoltre, ad agosto dello scorso anno, nel momento in cui l’imbarcazione ha attraccato nel porto di Belém, il Santo Padre ha inviato ai partecipanti al progetto una lettera nella quale ha ricordato come la Chiesa sia chiamata ad essere un «ospedale da campo», accogliendo tutti, senza distinzioni o condizioni e ha osservato che, con questa iniziativa, la Chiesa si presenta ora anche come un «ospedale sull’acqua». E così, ha aggiunto, «come Gesù, che è apparso camminando sulle acque, ha calmato la tempesta e rafforzato la fede dei discepoli, questa barca porterà conforto spirituale e serenità alle preoccupazioni di uomini e donne bisognosi, abbandonati al loro destino». D’altronde, lo stesso Papa Francesco ha suggerito indirettamente il progetto sin dal 2013, durante la sua visita all’ospedale della fraternità San Francesco di Assisi nella Provvidenza di Dio a Rio de Janeiro, in occasione della Giornata mondiale della gioventù. Quel giorno, il 24 luglio 2013, il Papa chiese se i religiosi fossero presenti anche in Amazzonia e quando il sacerdote fondatore, il frate Francisco Belotti, rispose di «no», il Santo Padre replicò: «Allora devi andare».

La costruzione dell’imbarcazione è stata possibile grazie a una convenzione con lo Stato del Pará, che ha destinato al progetto i proventi di un indennizzo per danno morale collettivo a carico di alcune multinazionali del settore petrolifero, in seguito a un incidente ambientale che causò 60 vittime e ingenti danni.

Tra le molteplici iniziative promosse dalla Chiesa in Brasile, ricordiamo la campagna «È Tempo de Cuidar» (“È tempo di prendersi cura”), che ha mobilitato il Paese per aiutare le persone colpite dalla pandemia di covid-19, e grazie alla quale sono state raccolte 3.161.552 tonnellate di cibo, 305.285 alimenti pronti per il consumo, 231.841 articoli per l’igiene, 156.131 dispositivi di protezione personale, 147.852 articoli di abbigliamento e calzature, e contributi per 2.557.401,00 real. La mobilitazione continua per sostenere le persone in situazioni di vulnerabilità socioeconomica, oltre che per realizzare azioni di solidarietà nelle periferie, sia geografiche che esistenziali.