Le iniziative della Comunione mondiale delle Chiese riformate in tempo di crisi sanitaria

Per una risposta profetica

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06 luglio 2020

Come dare una risposta profetica alla pandemia del covid-19? Da questa domanda è partita una recente riflessione della Comunione mondiale delle Chiese Riformate (World Communion of Reformed Churches, Wcrc) su come procedere, insieme, per affrontare le tante questioni sollevate dalla diffusione della pandemia nella società e nella Chiesa. La crisi sanitaria ha provocato una situazione che, per tanti nella Wcrc, così come è emerso nelle ultime settimane, ricorda un passato di discriminazione, «apartheid», che ha assunto, proprio per il carattere della pandemia, una dimensione «globale».

Per la Wcrc, nata nel 2010 dall’unione di due organismi ecumenici con alle spalle una lunga storia di dialogo, si devono denunciare tutte le forme che possono essere ricondotte a questo «apartheid globale», mentre ai membri della Wcrc si deve chiedere di rafforzare il percorso per una sempre più visibile e piena comunione in modo da sconfiggere l’«apartheid globale» con la condivisione della scelta della croce di Cristo che dona speranza a ogni uomo e a ogni donna.

Sulle conseguenze immediate della pandemia si è espressa Najla Abou Sawan Kassab, ministro ordinato del Sinodo evangelico nazionale di Siria e Libano, dal 2017 presidente della Wcrc, per la quale, soprattutto in un tempo di sofferenza e di dolore come il presente, i cristiani devono annunciare, che la speranza è radicata sul fatto che «Dio è con noi e che noi siamo insieme, rafforzandoci l’un l’altro». I cristiani devono tenere gli occhi aperti sul presente, cogliendo le opportunità e affrontando le sfide della pandemia in modo da costruire una testimonianza ecumenica in grado di rendere viva la presenza dei cristiani in ogni luogo. Per il pastore della Chiesa unita canadese, Chris Ferguson, segretario generale della Wcrc dal 2014, i cristiani sono chiamati a operare per offrire un sostegno materiale e spirituale a tutti coloro che sono colpiti alla pandemia e per riflettere su come la pandemia deve essere un tempo particolarmente fecondo per un ripensamento globale della società. Si tratta di dare una risposta profetica che parta dalla condivisione delle esperienze «in modo da consentire un discernimento sulla crisi che sappia valorizzare la comunione tra i cristiani».

Per la Wcrc, che raccoglie oltre 200 comunità membro, presenti in 112 paesi del mondo, le Chiese devono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere un cambiamento e un rinnovamento dal basso perché la pandemia sta mostrando che non sarà possibile tornare semplicemente a quello che c’era «prima», ma sarà necessario favorire una realtà «nuova» fondata sulla giustizia e sulla pace per rimuovere la discriminazione anche nell’accesso all’assistenza sanitaria.

In una consultazione globale, in formato webinar, di qualche giorno fa, è stato deciso di avviare un processo per la redazione di una dichiarazione della Wcrc sulla pandemia con la quale contribuire al ripensamento della società contemporanea; per la redazione di questo testo, nel quale far confluire esperienze e proposte, è stata chiesta la partecipazione dei singoli membri, chiedendo di prestare particolare attenzione alla dimensione della giustizia come elemento fondamentale nel ripensamento della società in modo da approfondire quanto era stato deciso nell’ultima assemblea generale, a Wittenberg, nel 2017. Infine, è stata lanciata la proposta di valutare come la pandemia stia modificando la vita delle Chiese tanto da interrogarsi se porre al centro della riflessione in vista dell’assemblea generale, in programma per il 2024, proprio questo tema che coinvolge tutti i cristiani con una dimensione ecumenica che va al di là dei confini della Wcrc.

di Riccardo Burigana