L’agenzia dell’Onu chiede risposte più efficaci perché la pandemia non è finita

L’Oms ai governi: «Basta ignorare i dati»

Municipality healthcare workers talk with residents during a house-to-house medical campaign as they ...
04 luglio 2020

«I governi devono svegliarsi e guardare le cifre; non ignorate quello che dicono i dati. La pandemia non è finita. Occorre continuare a combattere tutti insieme». Queste le parole pronunciate ieri dal responsabile dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per le emergenze sanitarie, Michael Ryan, che ha chiesto ai governi risposte più efficaci. Il mondo rischia di vivere una crisi ancor peggiore se non inverte la rotta: gli ultimi sette giorni, da un punto di vista globale, sono stati i peggiori dall’inizio della pandemia con oltre 160.000 contagi al giorno.

«L’Oms capisce benissimo che molti paesi vogliono rimettere in sesto le loro economie» ha detto Ryan. «Ma questo non può essere fatto ignorando la realtà. La pandemia non scomparirà come per magia». Ieri l’America latina ha raggiunto l’Europa per numero di contagi da coronavirus con più di 2,7 milioni di casi, anche se il Vecchio continente resta al primo posto per numero di morti, stando ai dati dell’Oms. Tuttavia — ha sottolineato ancora Ryan — queste cifre sono piuttosto aleatorie, nel senso che non debbono essere seguite alla lettera: ogni paese ha i propri protocolli sanitari e quindi ha metodi e mezzi diversi per il rilevamento dei casi.

L’Oms sottolinea anche l’importanza di tenere conto dei mutamenti del virus. Già qualche settimana fa era circolata la notizia dello studio di un nuovo ceppo più contagioso di Sars-Cov-2; un team internazionale di ricercatori ha dimostrato che questa variante del coronavirus «ha migliorato la capacità del virus di infettare le cellule umane e l’ha aiutato a diventare il ceppo dominante che circola oggi nel mondo». Per far fronte all’emergenza, la Commissione europea ha autorizzato il medicinale Remdesivir per il trattamento contro covid-19. L’autorizzazione ha seguito una procedura accelerata ed è giunta una settimana dopo la raccomandazione dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e l’approvazione da parte degli Stati membri.

Intanto, continua la ricerca di un vaccino. «Sono già 17 i candidati vaccini contro il covid-19 per i quali sono in corso trial clinici, ovvero studi sull’uomo di fase 1, 2 o 3. Siamo molto incoraggiati da questo e dalla collaborazione e trasparenza mostrata del mondo della ricerca» ha detto Ana Maria Henao Restrepo, specialista dell’Oms. «La pipeline è molto ricca, perché abbiamo circa 150 candidati vaccini, che si stanno muovendo verso gli studi clinici». «C’è il vaccino di Oxford, di cui si è scritto molto e che si sta muovendo verso la fase 3, ma abbiamo anche altri 5 prodotti in fase 2 di ricerca. Si tratta di vaccini che adottano approcci differenti, ovvero a vettore virale, a mRna, a Dna e proteici» ha spiegato l’esperta illustrando i dati.

«Bisogna dire che è emersa in questi giorni l’esigenza di procedere con rapidità, ma anche con rigore, per dimostrare sicurezza ed efficacia dei candidati vaccini» ha sottolineato Soumya Swaminathan, Chief Scientist dell’Oms.