Aumentano del 25 per cento le aree della foresta a rischio

Amazzonia sempre più in pericolo

FILE PHOTO: Billows of smoke rise over a deforested plot of the Amazon jungle in Porto Velho, ...
11 luglio 2020

Oltre mille chilometri quadrati nella foresta amazzonica sono a rischio di deforestazione. Il dato è in netto aumento rispetto all’anno scorso ed è il più alto dal 2015. Ad aggiornarlo è stato ieri il sistema di rilevamento del disboscamento in tempo reale (Deter) dell’Istituto nazionale per le ricerche spaziali (Inpe), l’ente, legato al ministero dell’Ambiente brasiliano, incaricato di monitorare lo stato della foresta tropicale.

Nel primo semestre, dicono gli esperti, le aree a rischio nella foresta amazzonica sono pari a 3.069,57 km quadrati; il dato è in aumento del 25% rispetto alla prima metà del 2019. Va detto che la cifra rappresenta le aree della foresta che sono più a rischio — cioè quelle in cui è più probabile che si stiano verificando reati ambientali — e non il tasso effettivo di deforestazione, misurato da un altro sistema, pubblicato una volta all’anno.

Com’è noto, il Brasile sta subendo pressioni da parte degli investitori stranieri per ridurre la deforestazione in Amazzonia. Per cercare di tranquillizzarli, proprio ieri il vicepresidente brasiliano, Hamilton Mourao, ha dichiarato che il Paese sudamericano sta cercando di ridurre il fenomeno prevenendo reati ambientali.

Intanto, ieri, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha lanciato un appello a tutti i leader mondiali «a scegliere la via dell’energia pulita» nei lori rispettivi piani di rilancio economico post-covid-19, esortandoli a bandire il carbone e i sostegni alle energie fossili. «Non c'è piu spazio per il carbone nei piani di ripresa economica post-covid» ha detto Guterres.

Sulla necessità di un piano comune sul clima ha insistito anche l’arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite ed altre organizzazioni internazionali con sede a Ginevra. Intervenendo ieri, 9 luglio, alla 44.ma sessione del Consiglio per i diritti umani, l’arcivescovo ha sottolineato che «di fronte alle sofferenze dei più poveri e allo sfruttamento della nostra casa comune la famiglia umana non può più restare a guardare con indifferenza». Il clima — ha aggiunto — «è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana. I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune». In un momento difficile come questo, a causa della pandemia, «siamo chiamati a prenderci cura l’uno dell’altro, a non isolarci nell’egoismo».