In Vietnam la pandemia ha rafforzato ancora di più il dialogo interreligioso

Una fede che va oltre

catviet.jpg
10 giugno 2020

La comunità cattolica in Vietnam respira la sua fede a pieni polmoni. Dopo l’interruzione delle liturgie e il confinamento imposto dalla pandemia, già da un mese le celebrazioni liturgiche e le attività pastorali sono ricominciate, pur con le precauzioni necessarie. «Abbiamo ripreso a celebrare la messa in presenza dell’assemblea con grande gioia dei fedeli e di noi pastori. Ora la vita della Chiesa ha ripreso il ritmo normale e viviamo nel mese di giugno un tempo speciale del ringraziamento», racconta a «L’Osservatore Romano» monsignor Joseph Đình Đúc Đao, vescovo di Xuân Lôc, distretto nell’area sud-orientale del paese. «Quando il governo ha deciso di mettere tutta la società in quarantena e, quindi, interrompere ogni attività della società, incluse le assemblee religiose di tutte le fedi, la Chiesa, con dolore ma con responsabilità, ha sospeso le messe con il popolo e le attività pastorali. Tuttavia, le chiese sono state sempre aperte per le visite personali dei fedeli. Ogni persona — sottolinea — ha potuto soffermarsi in adorazione e in preghiera non solo nella propria casa ma anche visitando il Santissimo Sacramento in chiesa, in forma privata».

In Vietnam vivono circa sette milioni di cattolici, che rappresentano il 7 per cento della popolazione: i battezzati, racconta Đình Đúc Đao, «hanno mostrato la loro grande fede e l’attaccamento alla Chiesa, il profondo spirito evangelico che anima il loro essere». I fedeli si sono ben presto organizzati per seguire le trasmissioni delle liturgie via internet, e la partecipazione registrata online è stata davvero alta: «Alcuni — ricorda il presule con un sorriso — hanno anche avuto l’ardire di sfidare le misure cautelative e, scavalcando la recinzione dell’area delle chiese, si sono avvicinati al tempio dove si celebrava la messa». La maggior parte dei credenti, in tempo di quarantena, non ha voluto perdere l’appuntamento domenicale o altre preghiere come la recita del rosario: «Basti pensare che per la messa pasquale, solo a Xuân Lôc, i collegamenti sono stati 120.000; e, dato che le famiglie sono piuttosto numerose, bisogna moltiplicare almeno per cinque per avere il numero totale dei fedeli che hanno seguito la messa». Va notato poi che Xuân Lôc è una diocesi che copre un territorio rurale, mentre in altre parti urbanizzate del paese, come nell’arcidiocesi di Thành-Phô Hô Chí Minh, la densità dei cattolici e la possibilità di accedere ai mezzi tecnologici è stata perfino maggiore.

Prosegue monsignor Đình Đúc Đao: «Tutti noi sappiamo bene che seguire la messa via internet non è la stessa cosa rispetto alla partecipazione reale in chiesa; ma, in queste circostanze difficili, abbiamo vissuto in pienezza momenti di devozione e di comunione spirituale. Molte famiglie preparavano il luogo della casa in modo rispettoso e si radunavano davanti allo schermo, vestendosi a festa, come per venire in chiesa e seguire la messa. La comunità si è stretta ai suoi sacerdoti per implorare insieme la misericordia di Dio per il mondo».

Secondo il vescovo, «grazie a questi momenti di forte intensità spirituale, vissuti nella difficoltà, i battezzati si sono nutriti della grazia di Dio e le famiglie sono adesso perfino più unite». A rinsaldare il legame è stato anche un gesto molto significativo, accolto come “la visitazione di Cristo Gesù”: nel periodo successivo alla Pasqua, infatti, quando le misure di lockdown hanno iniziato a essere allentate, a sacerdoti, religiosi, seminaristi e laici è stato concesso di portare l’eucaristia alle famiglie, casa per casa. «Forte è stata la commozione. Il messaggio era: il Signore visita e benedice ogni famiglia. È stato un momento forte di spiritualità che ha toccato il cuore dei fedeli», racconta. La presenza concreta della Chiesa accanto alla comunità non si è vista solo nell’aspetto sacramentale: anche la prossimità, i gesti di carità e solidarietà sono stati importanti. «A causa del lockdown — osserva il pastore di Xuân Lôc — molte persone hanno perso il lavoro e di conseguenza molte famiglie povere, particolarmente gli immigrati, si sono ritrovate in grave difficoltà economica. Le parrocchie non sono rimaste a guardare ma hanno organizzato servizi di volontariato per aiutare le famiglie in stato di necessità». Le diverse commissioni o associazioni diocesane che curano la pastorale degli immigrati sono state particolarmente attive, «portando non solo un aiuto materiale ma la vicinanza, affetto umano e consolazione spirituale, aspetti ugualmente importanti, per nutrire la speranza».

In Vietnam, seppure con le dovute cautele, le attività religiose pubbliche bloccate per almeno sei settimane a causa dell’emergenza covid-19, sono riprese l’8 maggio, quando Vu Chien Thang, a capo del Comitato per gli affari religiosi del governo, ha reso noto che il virus era ormai «sotto controllo» e che tutte le province erano ormai a basso rischio infezione. E così, dopo un tempo vissuto all’insegna della preghiera e del digiuno per chiedere la misericordia di Dio e preservare la popolazione vietnamita dal coronavirus, «viviamo oggi un tempo di ringraziamento per la protezione ricevuta, poiché nella nostra provincia non abbiamo nessun caso di covid-19. Naturalmente continuiamo a pregare affinché il Signore faccia cessare l’epidemia in tutto in mondo, dato che in molti paesi ancora si soffre e si muore», rileva Đình Đúc Đao.

Secondo le cifre dell’Organizzazione mondiale della sanità, in Vietnam dal 24 gennaio al 5 giugno si sono registrati soltanto 328 casi di covid-19 e nessun decesso.

In vista della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, domenica 14 giugno, a Xuân Lôc si recita il rosario in tutte le famiglie e comunità, con l’intento di benedire e lodare per la grazia ricevuta e chiedere la protezione per tutte le famiglie della diocesi. Sono previsti inoltre momenti speciali per i bambini e per i giovani, che tornano a incontrarsi, pur nel rispetto delle distanze, cantando e pregando insieme. Un momento di incontro e di festa che raccoglierà molti devoti è quello organizzato al santuario mariano diocesano di Núi Cúi, dove i pellegrini si raduneranno sotto il manto della Madre celeste. In quell’occasione verrà promossa una colletta per aiutare i più poveri. Questo impegno di solidarietà ha il potere di rafforzare ulteriormente i rapporti e la cooperazione interreligiosa, soprattutto con le comunità buddiste, che vivono profondamente il valore della compassione.

Con questo spirito i sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (dehoniani) a Huê, antica capitale del Vietnam, lavorano fianco a fianco con le suore buddiste per assistere persone con gravi disabilità fisiche, tra le più vulnerabili ed emarginate in tempo di pandemia. Religiosi e volontari laici guidati da padre Joseph Phan Tan Ho, responsabile della congregazione del Sacro Cuore di Gesù a Huê, sono in stretto contatto con il centro buddista per bambini disabili della città: non solo offrono alla struttura generi alimentari, provvedendo ad altre necessità, ma visitano anche il centro, trascorrendo tempo con i piccoli, preparando i pasti e giocando con loro.

di Paolo Affatato