L’appello delle Chiese europee in vista della Giornata del rifugiato

Ricordare chi muore in mare

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19 giugno 2020

Un appello a «commemorare le persone che hanno perso la vita mentre si recavano in Europa» è stato rivolto ai cristiani del Vecchio continente dalla Conferenza delle Chiese europee (Cec) e dalla Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (Ccme), in vista della Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra il 20 giugno. «In questo periodo di Ascensione e Pentecoste pieno di speranza e di luce destinate a tutta l’umanità, siamo profondamente rattristati e disturbati dal fatto che la via della croce, della sofferenza, della disperazione e della morte, continua per migliaia di nostri fratelli e sorelle alle frontiere esterne dell’Unione europea», dichiarano i firmatari dell’appello, il segretario generale della Cec, Jørgen Skov Sørensen, e il segretario generale della Ccme, Torsten Moritz. «Come Chiese e come cristiani — proseguono — la nostra chiamata è quella a essere testimoni e servitori della risurrezione e di una nuova vita in giustizia e pace per tutti, indipendentemente da etnia, nazionalità o religione. Pertanto, sappiamo di essere parte della comunione globale con i cristiani di tutto il mondo, ricordando le persone colpite nelle rispettive regioni e le cause del loro spostamento».

«Le tragedie nella regione del Mediterraneo purtroppo continuano», ribadiscono i due leader cristiani, ricordando che secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) sono state registrate quasi 1.300 persone che hanno perso la vita nel 2019, e durante i primi tre mesi del 2020 sono state segnalate oltre 200 vittime. «Mentre le cifre totali sono diminuite negli ultimi anni, è aumentata la probabilità di morire — sottolineano Jørgen Skov Sørensen e Torsten Moritz — nuove rotte pericolose, ad esempio attraverso i fiumi alle frontiere esterne dell’Unione europea, rimangono in gran parte non monitorate». Gli autori dell’appello esprimono il loro rammarico in particolare per il fatto che «diverse imbarcazioni si siano trovate in difficoltà durante il fine settimana di Pasqua nel Mediterraneo centrale». A causa del ritardo dello spiegamento di navi di soccorso da parte da diversi Stati del Mediterraneo, affermano, «è stato fino ad oggi ipotizzato che molti di quelli sulle barche in pericolo siano annegati proprio durante la Pasqua». A ciò si aggiunge il fatto che la diffusione del covid-19 ha interrotto la maggior parte delle operazioni.

Di fronte a questa «continua perdita di vite ai confini dell’Europa», le Chiese hanno risposto «offrendo solidarietà pratica, ma anche sostenendo modi sicuri e legali per l’ingresso di rifugiati e migranti nel continente». In diversi paesi del continente, inoltre, le Chiese «si sono concretamente offerte di ospitare coloro che sono stati salvati in mare o trasferiti per sbloccare l’impasse politica e consentire lo sbarco», ma anche di «sostenere o lanciare iniziative di ricerca e salvataggio». Infine, il progetto “Passaggio sicuro” lanciato alcuni anni fa dalla Ccme — i cui membri provengono da diverse Chiese protestanti e ortodosse in Europa — ha permesso di «facilitare uno scambio tra Chiese per un passaggio sicuro».

La Giornata mondiale del rifugiato è stata istituita nel 2001 per ricordare i cinquant’anni dall’approvazione della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. L’Assemblea generale della Cec tenutasi a Budapest nel luglio 2013 ha rinnovato l’appello alle Chiese a «commemorare coloro che sono morti nel loro viaggio per trovare una vita dignitosa in Europa attraverso una giornata annuale di preghiera». Negli ultimi anni, molte Chiese e parrocchie in tutta Europa hanno accettato questa chiamata e tenuto celebrazioni, preghiere o veglie intorno al 20 giugno. Quest’anno, la commemorazione avverrà durante i riti della domenica più prossima, il 21 giugno.