L’Unione europea ha avvisato gli Stati membri che senza riforme non potranno accedere al Recovery fund, il progetto economico della Commissione Ue per aiutare a superare la forte recessione provocata dalla pandemia di covid-19.
« Gli Stati che vogliono le risorse dal fondo dovranno presentare dei piani, nei quali dovranno far capire con quali riforme intendano incentivare la crescita e rafforzare le loro economie contro le crisi», ha precisato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. «Se non ci sono le riforme, ovviamente non ci saranno neppure i soldi. Questa è una conseguenza logica e così avviene in molti programmi europei», ha spiegato, insistendo su investimenti che «rendano le economie più digitali e più verdi».
«Nei fatti — ha aggiunto Dombrovskis — le risorse verranno versate soltanto quando determinati obiettivi di riforma saranno raggiunti, o saranno definite delle fasi di investimento. Complessivamente, le soglie burocratiche per il fondo non saranno molto alte, ma dobbiamo comunque assicurarci che i piani dei Governi effettivamente avVIIno le riforme necessarie». «E naturalmente — ha concluso — si tratta di investimenti e riforme che rendano le economie più digitali e più verdi».
Sul Recovery fund — la cui approvazione è però ancora tutta da stabilire, data l’opposizione di Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Ungheria e Repubblica Ceca — è intervenuto anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.
«Ciò che sarà deciso nelle prossime settimane avrà un impatto sulla vita dei nostri popoli per i decenni a venire», ha detto. «Come rappresentante dell’unico organo eletto direttamente dai cittadini europei — ha aggiunto Sassoli — il Parlamento europeo deve essere pienamente coinvolto nell’attuazione del piano di ripresa. Stabiliremo le priorità in modo che il sostegno sia diretto dove è maggiormente necessario e dove potrà avere un impatto maggiore per i cittadini europei».
«Dobbiamo fare in modo — ha affermato — di non lasciare un peso alle prossime generazioni. Ora abbiamo la possibilità di progettare una nuova Europa: più equa, più verde, più digitale e proiettata verso il futuro. Per realizzare queste ambizioni, abbiamo bisogno dei mezzi adeguati». «L’Europa intera è stata colpita dalla crisi attuale. Questo è il momento di costruire un futuro sostenibile», ha concluso il presidente del Parlamento europeo.
E e dopo circa tre mesi — e ben 33.500 morti — gli italiani sono completamente liberi di muoversi nel Paese. Dalla mezzanotte, infatti, sono stati riaperti i confini delle Regioni italiane. Il virus, però, non è sconfitto: a fronte, ieri di 55 ulteriori vittime (il dato è in calo ogni giorno), si registra quasi un raddoppio dei contagi, da 178 a 318 casi. Sei su dieci in Lombardia, seguita da Piemonte e Liguria. Otto le regioni senza nuovi malati.
«Ce l’abbiamo fatta col sacrificio di tutti — ha annunciato il ministro per gli Affari istituzionali, Francesco Boccia —. Ora è il momento della protezione dell’economia e del lavoro». Nella prima mattinata di riapertura, da segnalare code a Messina per gli imbarchi verso la Calabria.