In Nigeria il progetto Youth Agripeneurs

La giovane imprenditoria agricola africana

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02 giugno 2020

Città popolosa a sud-ovest della Nigeria, Ibadan conta più di 3,5 milioni di abitanti. È qui che dal 1967 l’Istituto internazionale per l’agricoltura tropicale (Iita) ha stabilito il suo quartier generale, dal quale poi interviene in 35 nazioni dell’Africa sub sahariana. La sua missione è la ricerca di soluzioni pratiche e scientifiche per la trasformazione dell’agricoltura in vista di un’autosufficienza alimentare. Perciò Ibadan è un laboratorio di idee, sperimentazioni e innovazioni, dove lavorano ricercatori di varie provenienze. Dopo rigidi controlli di sicurezza, entriamo in una sconfinata cittadella verde, dove gli edifici (uffici, aule didattiche, officine, laboratori vari, abitazioni, sale di conferenze e hotel), lasciano spazio a campi di sperimentazioni. Qui si coltivano banana e manioca; più in là, mais, igname, fagiolo, soia; e più in fondo, ai piedi di una fitta foresta, c’è un grande lago artificiale dove si allevano vari tipi di pesci tropicali. Un’oasi di circa mille ettari.

Alla direzione della formazione ci aspetta Festus Okunlola, uno degli animatori del programma Youth Agripreneurs (Iya), concepito appositamente — ci spiega — per «aiutare i giovani africani a diventare imprenditori agricoli, a guadagnare il proprio sostentamento facendo l’agricoltore». Percorriamo a piedi la distanza che ci separa dalla collinetta dove sorgono i locali per i corsi e i seminari destinati ai giovani. Sulle pareti, sono appese locandine che illustrano i vari ambiti di questo ambizioso progetto iniziato otto anni fa e che, ci informa Okunlola, ha già coinvolto direttamente centinaia di giovani e indirettamente tra le 2.500 e le 5.000 persone in Nigeria, Uganda, Tanzania, Kenya, Zambia e Repubblica Democratica del Congo. Lo scopo principale è di «fare fronte alla diffusa disoccupazione giovanile facendo sì che tramite l’agricoltura, i giovani possano creare lavoro per se stessi, darne ad altri, partecipare attivamente alla crescita economica dei loro Paesi e non essere preda dell’emigrazione».

Il programa Iya offre formazione per la coltivazione di quelli che sono i prodotti classici dell’Iita — banana, cassava, cereali (mais e riso), legumi (fagioli e soia) — e nei settori dell’orticoltura, dell’itticoltura e dell’allevamento di piccoli ruminanti, oltre che nelle tecniche di trasformazione. «Ma più importante di tutto — ribadisce Okunlola — è la formazione in gestione d’impresa, perché non basta produrre, vogliamo anche saper gestire un’azienda».

«Quando un giovane si interessa al programma — racconta il tecnico nigeriano — la prima cosa che cerchiamo di capire è la sua motivazione: è solo per il denaro? Dopo esaminiamo gli aspetti su cui focalizzare la sua formazione. Perché il solo guadagno non basta. Il loro lavoro deve avere un impatto sulla comunità», precisa. «Se nel tuo business — aggiunge — puoi impiegare anche solo altre due, tre o cinque persone, stai già cambiando la società perché aiuti gli altri a uscire dalla disoccupazione e ad avere un reddito a fine giornata per provvedere ai bisogni propri e della famiglia. Nel fare ciò intervieni positivamente nella vita della comunità. Non solo, ma partecipi anche alla produzione agricola del continente; rendendo il cibo disponibile, proteggi contro la fame e incrementi il Pil nazionale», spiega ancora Okunlola. La formazione varia a secondo dei bisogni e delle necessità degli iscritti. Può durare una settimana oppure da uno a nove mesi. Non è richiesta nessuna particolare competenza in agricoltura per aderire al programma e la partecipazione femminile è molto incoraggiata. Gli iscritti provengono da vari ambiti di studio: «Il miglior produttore di cereali uscito dai nostri corsi era laureato in storia, così come uno che ha studiato diritto sta andando alla grande in itticoltura. Molti stanno scoprendo il valore dell’agro business» dice soddisfatto Okunlola. I corsi sono rivolti ai giovani di età tra i 18 e i 35 anni.

Essendo alle prime armi, Youth Agripreneurs offre un costante monitoraggio ai suoi giovani imprenditori. È un modo per accompagnare i loro primi passi nel mondo dell’imprenditoria agricola, ma serve anche per valutare concretamente l’efficacia del programma, che prevede di raggiungere 50.000 giovani in tutta l’Africa nei prossimi quattro anni e che ha vinto il Premio internazionale 2019 dell’Innovazione in alimentazione e agricoltura sostenibili.

I dati raccolti presso le aziende su spese, produzioni e guadagni sono poi analizzati da unità specializzate e da esperti in business dell’Iita. Secondo l’ufficio formazione, il corso è di stimolo anche per il personale formativo.

Purtroppo l’accesso al credito rimane ancora un problema per tanti ragazzi usciti da programmi come questi, perché «molte banche sono ancora diffidenti nel concedere prestiti per l’agro business» conclude con rammarico Okunlola.

di Jean-Baptiste Sourou