Il grazie del cardinale vicario al Papa

Eppure non eravamo soli

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02 giugno 2020

Pubblichiamo la lettera che il cardinale vicario di Roma, Angelo De Donatis, ha inviato a Papa Francesco per ringraziarlo del suo messaggio indirizzato il 30 maggio scorso ai sacerdoti della diocesi.

Santo Padre,

a nome del Consiglio Episcopale e di tutti i presbiteri della Chiesa di Roma, intendo esprimerLe un sincero ringraziamento per la Lettera indirizzata ai sacerdoti della nostra Diocesi, perché «tutte queste cose» che Lei «ha pensato e sentito durante questo tempo di pandemia», le ha volute «condividere fraternamente» con noi, affinché «ci aiutino nel cammino della lode al Signore e del servizio ai fratelli», nella speranza che «a tutti noi servano per amare e servire di più».

Essa è un dono prezioso che giunge al compimento del cammino pasquale, ai Primi Vespri della Solennità della Pentecoste, in cui riviviamo l’effusione dello Spirito sulla Chiesa nascente, garante della comunione e dell’unità nella diversità. All’inizio del testo, Lei ci rivela le ragioni di questa missiva: «Vi scrivo perché voglio essere più vicino a voi per accompagnare, condividere e confermare il vostro cammino».

Le siamo riconoscenti per la testimonianza di paternità e di vicinanza nei confronti di noi sacerdoti e del popolo santo fedele di Dio, che ha dimostrato anche in questo difficile tempo di pandemia. Abbiamo trovato grande conforto e sostegno nel poter pregare con Lei e nell’ascoltarLa spezzare il pane della Parola nella messa quotidiana e nelle catechesi settimanali. Nel silenzio assordante delle nostre strade e delle nostre piazze, le Sue parole e i Suoi gesti di portata profetica, hanno risuonato nel mondo intero trasmettendo speranza e fiducia anche a tanti non credenti.

Come Lei ci ha ricordato nella meditazione dello scorso 27 marzo, ci siamo trovati improvvisamente in un mare in tempesta, tutti sulla stessa barca, uniti nel remare nella stessa direzione e impossibilitati a salvarci da soli. Al timone di questa imbarcazione, agitata dalle onde, oltre alla presenza del Maestro, abbiamo riconosciuto la guida paterna e rassicurante del Successore di Pietro che ci ha confermato nella fede in un momento di disorientamento. Grazie per aver raccolto le confidenze, gli sfoghi e le richieste dei nostri presbiteri e per averle presentate al Signore nella Sua preghiera di supplica e di ringraziamento.

Siamo consapevoli, come Lei sottolinea, «che dalla tribolazione e dalle esperienze dolorose non si esce uguali a prima», per cui «dobbiamo essere vigilanti e attenti». Alla luce di quanto stiamo vivendo, continueremo l’ascolto del grido della città che Lei ci ha indicato per il cammino di questo anno pastorale, sapendo «che sarà indispensabile sviluppare un ascolto attento ma pieno di speranza, sereno ma tenace, costante ma non ansioso che possa preparare e spianare le strade che il Signore ci chiama a percorrere».

Confidiamo nella Sua guida saggia e ispirata dallo Spirito, consapevoli che «le ore di tribolazione chiamano in causa la nostra capacità di discernimento per scoprire quali sono le tentazioni che minacciano di intrappolarci in un’atmosfera di sconcerto e confusione, per poi farci cadere in un andazzo che impedirà alle nostre comunità di promuovere la vita nuova che il Signore Risorto ci vuole donare». Gioiamo nel vedere l’opera di Dio e le tante testimonianze di carità e di generosità, frutto della presenza del Risorto in mezzo alla sua gente, anche in questo momento di prova.

Seguendo la Sua esortazione, ci lasceremo «sorprendere anche dal nostro popolo fedele e semplice, tante volte provato e lacerato, ma anche visitato dalla misericordia del Signore. Che questo popolo ci insegni a plasmare e temperare il nostro cuore di pastori con la mitezza e la compassione, con l’umiltà e la magnanimità della resistenza attiva, solidale, paziente e coraggiosa, che non resta indifferente, ma smentisce e smaschera ogni scetticismo e fatalismo».

Grazie Santità, perché ci invita a guardare al futuro con quella fiducia che nasce dallo sguardo di fede, verso l’«ad-venire che il Signore ci chiama a costruire». Poiché solo «la fede ci permette una realistica e creativa immaginazione, capace di abbandonare la logica della ripetizione, della sostituzione o della conservazione» e «ci invita ad instaurare un tempo sempre nuovo: il tempo del Signore».

Le assicuro che nei tre giorni di ritiro e di preghiera che abbiamo vissuto per prepararci ad accogliere l’effusione dello Spirito, abbiamo pregato per Lei, affidando la Sua persona e il Suo ministero al Signore mediante l’intercessione di Maria, Madre della Chiesa, che nella nostra amata città veneriamo come Salus Populi Romani e Madonna del Divino Amore. Le vogliamo bene!