Dalle autorità sanitarie cinesi

Dichiarato sotto controllo il focolaio a Pechino

A man wearing a face mask rides the subway, following new cases of the coronavirus disease ...
18 giugno 2020

È stato dichiarato sotto controllo il focolaio di coronavirus localizzato nei giorni scorsi a Pechino. A renderlo noto è stato oggi il capo del Centro di controllo e prevenzione delle malattie, Wu Zunyou, che ha sottolineato come, grazie all’intervento tempestivo delle autorità sanitarie dopo il picco toccato intorno al 13 giugno, il focolaio sia stato arginato. «Questo non vuol dire che non ci saranno nuovi casi domani», ha ancora spiegato, ma ovviamente «il numero di contagi sarà sempre più basso».

Nella capitale cinese, dalla scorsa settimana, sono stati oltre un centinaio le persone riscontrate positive a partire dal nuovo focolaio individuato nel mercato all’ingrosso di Xinfadi, nel distretto di sudovest di Fengtai. Si parla al momento di circa 158 persone infettate, mentre la città ha rafforzato le misure di prevenzione e controllo, giungendo a una serie di chiusure selettive.

Pechino è stata parzialmente blindata negli ultimi giorni. Il governo ha messo in campo tutte le forze per evitare un seconda ondata di contago. Tuttavia i media hanno parlato di lockdown “soft”. Le autorità hanno ieri esteso la “zona rossa”, isolando diversi quartieri della capitale. Sono stati schierati oltre 100.000 operatori sanitari. Secondo le autorità municipali, la capitale adesso è in grado di effettuare 400.000 test al giorno.

Mentre Pechino è alle prese con il focolaio attuale, la Commissione sanitaria nazionale ha segnalato altri 28 nuovi casi di infezione nel Paese, di cui 24 di trasmissione domestica e 4 importate. Ventuno dei nuovi casi sono stati segnalati proprio nella capitale cinese, anche se in calo rispetto ai 31 di martedì scorso. La città è in «situazione critica e servono sforzi speciali», ha ribadito il portavoce della municipalità, Xu Hejian, parlando di «una guerra molto dura e di un grande test da affrontare per Pechino».

Nel frattempo altri tre casi sono stati riscontrati nella vicina città di Tianjin e nella provincia di Hebei. I restanti quattro casi importati sono stati registrati a Shanghai, Shaanxi e Gansu. Salgono così a 83.293 i contagi in Cina, di cui 78.394 risoltisi con la guarigione, mentre il numero dei decessi resta fermo a 4.634.

Dopo il grave focolaio registrato nel mercato di Xinfadi — il più grande in Asia per i generi alimentari e per le fluttuazioni difficili da identificare della popolazione migrante — le autorità sanitarie hanno disposto controlli in quasi 500 mercati di verdura e in 1.658 supermercati su prodotti che potrebbero essere stati contaminati dal covid-19. Si è inoltre già proceduto alla chiusura delle scuole, mentre i due aeroporti di Pechino ieri hanno cancellato numerosi voli. L’Ufficio dello sport ha disposto lo stop a eventi e palestre per l’allerta sanitaria salita dal livello 3 al 2.

Nel frattempo l’ipotesi — rilanciata domenica in base alla ricostruzione del genoma del virus — che il contagio sia legato al salmone europeo sembra essere caduta. La Norvegia, colpita dal blocco dell’export, ha chiarito che «il caso è in fase di risoluzione». Shi Guoqing, vice direttore del Centro d’emergenza del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha ammesso che non c’è evidenza che il salmone sia «stato veicolo o veicolo intermedio del coronavirus». Si ritiene, almeno «in via preliminare, che la nuova ondata sia stata «provocata dalla trasmissione da uomo a uomo» ha detto Chen Bei, numero due del governo municipale di Pechino.