Riflessioni su teologia e ruolo del teologo

Lo stupore davanti al dono

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13 maggio 2020

Si afferma abitualmente che il compito del teologo è quello di mettere in luce la “razionalità” della teologia. Ma a una più attenta riflessione, la missione originaria del teologo appare quella di reperire e di esaltare la luce che promana dalla Parola di Dio. Questa divina Parola precede la teologia e la genera. In altri termini, l’iniziativa non è quella della teologia, o della ragione, che investe la Parola di Dio, ma è quella della Parola di Dio che “si” rivela e si manifesta. Risalta in tal modo il carattere di grazia che intrinsecamente connota la stessa teologia. Si può fare teologia perché Dio si dona, si affida e confida all’uomo in una assoluta e imprevedibile gratuità. Da qui lo stupore che pervade il teologo, come di fronte a un dono, appunto a una grazia, che da sé non poteva immaginare e tanto meno pretendere di ricevere. Risalta allora il significato della contemplazione teologica o della teologia come contemplazione. La quale non può essere intesa come un atto che tocca e coinvolge unicamente l’intelletto. Fare teologia vuol dire essere assunti dalla Parola di Dio, che attira a sé tutte le facoltà dell’uomo, pervadendole con la sua luce e col suo amore. Senza forzature e come esito logico non sorprende che si giunga a parlare di condizione “estatica” del teologo, per la potenza che lo fissa sulla Parola di Dio, e lo pone e lo piega — senza che ciò comporti costrizione — invincibilmente sotto la sua azione, suscitando accrescente liberazione e spirituale respiro. Esattamente l’ontologica, esistenziale, precedenza dell’attrattiva divina, non che costringere, scioglie in una promozione di libertà identificante. È il paradosso della Parola di Dio che, proprio legando a sé, dona l’identità, che è per definizione assenza di vincoli. All’origine di tutto questo sta il fatto che Dio non è passato assolutamente dal bisogno, e può solo dare. È come dire che Dio è amore per la pienezza del suo essere puro. Lasciarsi prendere da questo Amore non può non produrre gioia: la gioia espansa da un tale Amore dal quale si è sentiti unicamente amati. Perciò il teologo vive e diffonde la gioia spirituale, se rende gli altri partecipi e insieme eleva il ringraziamento. In altri termini: la vera teologia è destinata a diffondere la gioia nella Chiesa, in un anticipo della gioia dei Beati, una gioia eterna e senza tramonto. E qui si affaccia il tema della gioia della Teologia e della gioia dell’Eucaristia.

di Inos Biffi