«Oggi si celebra la Giornata mondiale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Preghiamo per le persone che lavorano in queste benemerite istituzioni»: per questa intenzione il Pontefice ha offerto venerdì 8 maggio, la messa del mattino nella cappella di Casa Santa Marta. E al termine della celebrazione, prima della preghiera mariana conclusiva, ha voluto fare gli auguri di “buon compleanno” a Silvia De Santis che lavora nella reception della residenza del Papa in Vaticano.
Introducendo il rito, trasmesso come di consueto in diretta streaming, Francesco ha testimoniato la propria vicinanza spirituale ai quattordici milioni di membri della più grande organizzazione umanitaria del mondo, invocando il Signore affinché «benedica il loro lavoro che fa tanto bene». Il motto dell’edizione di quest’anno della Giornata — «Continua ad applaudire» (Keep clapping) — è stato scelto per sostenere quanti tra il personale medico-sanitario e i volontari (presenti in 192 Paesi o organizzati in 160.000 comitati locali) in questi giorni sono impegnati in prima linea nella lotta alla pandemia del covid-19.
All’omelia il vescovo di Roma ha poi parlato della consolazione che viene da Dio e delle «tre tracce» che la rendono evidente: vicinanza, verità e speranza. A ispirare la sua meditazione in particolare il passo del Vangelo (Giovanni 14, 1-6) proposto dalla liturgia del giorno, nel quale Cristo dialoga con i suoi dopo aver annunciato la propria passione e prima di andarle incontro. «Questo colloquio di Gesù con i discepoli è a tavola, ancora, nella Cena», ha esordito Francesco, descrivendo anche l’atmosfera cupa di quelle ore: «Gesù è triste e tutti sono tristi», perché «ha detto che sarebbe stato tradito da uno di loro (cfr Gv 13, 21) e tutti percepiscono che qualcosa di brutto sarebbe accaduto». Ma ecco che, ha rassicurato il Papa, «Gesù incomincia a consolare i suoi, perché uno dei compiti, dei “lavori” del Signore, è consolare».
Non solo, ha osservato il Pontefice, «il Signore consola i suoi discepoli e qui vediamo come è il modo di consolare di Gesù. Noi abbiamo tanti modi di consolare, dai più autentici, dai più vicini ai più formali, come quei telegrammi di condoglianze: “Profondamente addolorato per...”», che però nella pratica non consolano «nessuno; è una finta, è la consolazione di formalità». Mentre al contrario sarebbe opportuna la domanda: «Ma come consola, il Signore?». E «questo è importante saperlo — ha spiegato Francesco — perché anche noi, quando nella nostra vita dovremo passare momenti di tristezza, impariamo a percepire qual è la vera consolazione del Signore».
Ed è proprio «in questo passo del Vangelo» che «vediamo» come «il Signore consola: sempre nella vicinanza, con la verità e nella speranza». Una volta individuate le «tre tracce della consolazione del Signore» il Pontefice le ha commentate. Anzitutto, Dio consola «nella vicinanza, mai distanti: “ci sono”. Quella bella parola: “ci sono”. “Ci sono, qui, con voi”. E tante volte in silenzio. Ma sappiamo che Lui c’è. Lui sempre c’è», attraverso «quella vicinanza che è lo stile di Dio, anche nell’Incarnazione: farsi vicino a noi. Il Signore consola nella vicinanza. E non usa parole vuote, anzi, preferisce il silenzio. La forza della vicinanza, della presenza. Parla poco, ma è vicino».
Quanto alla «seconda traccia della vicinanza di Gesù», del suo «modo di consolare», ovvero con «la verità», il Papa ha rimarcato che Cristo «è veritiero. Non dice cose formali, che sono bugie: “No, stai tranquillo, passerà tutto, non succederà nulla; passerà, le cose passano...”». Nient’affatto, Egli «dice la verità». Non la «nasconde. Perché Lui stesso in questo passo dice: “Io sono la verità” (cfr Gv 14, 6). E la verità è: “Io me ne vado”, cioè: “Io morirò” (cfr vv. 2-3). Siamo davanti alla morte. È la verità. E lo dice semplicemente e anche con mitezza, senza ferire. Ma siamo davanti alla morte. Non nasconde la verità».
Ecco allora «la terza traccia» sottolineata da Francesco: «Gesù consola nella speranza. “Sì, è un momento brutto, ma “non sia turbato il vostro cuore. [...] Abbiate fede anche in me” (v.1). “Vi dico una cosa” — così dice Gesù — “nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. [...] Vado a prepararvi un posto” (v.2)». Insomma, ha aggiunto il Papa, «Lui per primo va ad aprire le porte, le porte di quel posto, attraverso le quali noi passeremo tutti, così spero. “Verrò di nuovo, e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (v.3)». Con una certezza: quella che «il Signore torna ogni volta che qualcuno di noi è in cammino per andarsene da questo mondo. “Verrò e vi prenderò”: la speranza. Lui verrà e ci prenderà per mano e ci porterà». Certo, ha messo in guardia il Pontefice, «non dice: “No, voi non soffrirete, non è nulla...”». Questo «no. Dice la verità: “Vi sono vicino. Questa è la verità: è un momento brutto, di pericolo, di morte. Ma non sia turbato il vostro cuore, rimanete in quella pace, quella pace che è alla base di ogni consolazione, perché io verrò e per mano vi porterò dove sarò io”».
In proposito Francesco si è detto consapevole che non sempre «è facile lasciarsi consolare dal Signore. Tante volte, nei momenti brutti, noi ci arrabbiamo» con Lui «e non lasciamo che venga e ci parli così, con questa dolcezza, con questa vicinanza, con questa mitezza, con questa verità e con questa speranza». Da qui l’esortazione del Papa a invocare da Dio «la grazia di imparare a lasciarci consolare» da Lui. Perché, ha concluso, «la consolazione del Signore è veritiera, non inganna. Non è anestesia, no. Ma è vicina, è veritiera e ci apre le porte della speranza».
È con la preghiera di sant’Alfonso Maria de’ Liguori che il Pontefice ha quindi invitato «le persone che non possono comunicarsi» a fare «adesso» la comunione spirituale. Per poi terminare la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica. Il vescovo di Roma ha, infine, affidato la sua preghiera alla Madre di Dio sostando — accompagnato dal canto dell’antifona Regina Caeli — davanti all’immagine mariana nella cappella di Casa Santa Marta.
A mezzogiorno le intenzioni del Papa sono state rilanciate, davanti all’altare della Cattedra della basilica vaticana, dal cardinale arciprete Angelo Comastri che ha guidato la recita del Regina Caeli e del rosario.