Il Papa incontra Athletica Vaticana e persone con disabilità, migranti e carcerati

Al ritmo del più debole

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22 maggio 2020

Papa Francesco ha incontrato mercoledì mattina, 20 maggio, nella Biblioteca privata, i rappresentanti degli atleti che avrebbero partecipato al meeting «We Run Together - Simul Currebant», organizzato da Athletica Vaticana per il 21 maggio — e rimandato per la pandemia — insieme alle Fiamme Gialle, al Cortile dei Gentili e alla Fidal Lazio. L’iniziativa sportiva e solidale, con un forte carattere di inclusione concreta delle persone più fragili, è stata presentata al Pontefice dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, dicastero al quale la Segreteria di Stato ha affidato Athletica Vaticana. Ecco le parole, a braccio, del Pontefice.

Ringrazio tutti voi per il lavoro che fate: ognuno fa qualcosa per la comunità, per gli altri. E questa è la gioia, no? La gioia di fare qualcosa per gli altri. E poi, di conseguenza, si riceve dagli altri. Ma quello che ha citato il Cardinale, la gioia di dare, di offrire, di offrire la bellezza dello sport, la possibilità di ognuno: offrire per la gioia e la felicità degli altri qualcosa che io ho. E questo è grande, è un atteggiamento umano, è creativo. E le persone offrono persino la vita per gli altri: le mamme per i figli, e i papà per i figli, e tanti... Dare qualcosa di mio per gli altri. E voi date bellezza agli altri, la bellezza dello sport. Questa è una cosa importante: capire come dare bellezza. Questo aiuta, perché quello che voi state facendo non è un esercizio, diciamo così, di pratica di velocità o di giochi, no. Questo è vero, ma c’è di più. È dare agli altri. È quel motto dell’associazione che è tanto importante: voi non siete staccati dagli altri, “You run together”, voi correte insieme, insieme.

E sempre c’è un atteggiamento che troviamo in quel passo del Vangelo, dei due discepoli che correvano al sepolcro di Gesù la mattina della Risurrezione (cfr. Gv 20, 3-6). Arriva prima il più giovane [Giovanni], e il più vecchio [Pietro], resta indietro. Ma sempre c’è il rispetto di aspettare l’altro. E c’è un’antica regola medievale per i pellegrini, per coloro che facevano i pellegrinaggi ai santuari nel Medio Evo — anche oggi si fanno, pensiamo a Santiago de Compostela, per esempio — una regola che dice: Si deve andare al passo di quello che è più debole, di quello che cammina più adagio. “No, ma io vado prima...”. No. Si deve andare al passo. Come ha fatto Giovanni: sì, è arrivato per primo, ma ha aspettato l’altro. Questa è una cosa molto bella, che noi dobbiamo imparare, come umanità: andare al passo delle persone che hanno un altro ritmo, o almeno considerarli e integrarli nel nostro passo.

Grazie. Grazie di tutto questo. E adesso io vorrei fare un... ma, diciamola com’è: un discorso. Così, a tutte le associazioni, a tutti voi, perché rimanga come un messaggio a tutti di questo incontro con voi.


Videomessaggio a tutti gli sportivi per sostenere l’iniziativa
a favore di medici e infermieri degli ospedali di Bergamo e di Brescia

La corsa della vita


Per sostenere l’iniziativa di beneficenza promossa dagli atleti del meeting «We Run Together - Simul Currebant» a favore del personale sanitario degli ospedali di Bergamo e di Brescia, Papa Francesco ha rivolto un messaggio a tutto il mondo dello sport. E ha messo a disposizione un suo dono personale. Ecco il testo letto dal Pontefice durante l’udienza.

Care amiche e cari amici sportivi,

domani, 21 maggio, avrebbe dovuto svolgersi a Castel Porziano il Meeting internazionale di atletica «We Run Together - Simul Currebant». Campioni olimpici avrebbero corso — per la prima volta — con atleti paralimpici, atleti con disabilità mentale, e con rifugiati, migranti e carcerati, che sarebbero stati anche giudici di gara. Tutti insieme e con pari dignità. Una testimonianza concreta di come dovrebbe essere lo sport: cioè un “ponte” che unisce donne e uomini di religioni e culture diverse, promuovendo inclusione, amicizia, solidarietà, educazione. Cioè un “ponte” di pace.

Domani non si potrà correre con le gambe, ma si potrà correre con il cuore. L’“anima” di questo Meeting inclusivo è solidale: correre insieme. E così i tantissimi atleti che hanno aderito — e che, con piacere, avrei incontrato personalmente — metteranno a disposizione alcuni oggetti ed esperienze sportive per un’iniziativa di beneficenza. L’intero ricavato sarà devoluto al personale sanitario degli Ospedali “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo e alla “Fondazione Poliambulanza” di Brescia, tutti e due simboli della lotta contro la pandemia che ha colpito tutto il pianeta. È un’iniziativa per aiutare e ringraziare le infermiere, gli infermieri e il personale ospedaliero. Sono degli eroi! Stanno tutti vivendo la loro professione come una vocazione, eroicamente, mettendo a rischio la loro stessa vita per salvare gli altri. Gesù ha detto: «Nessuno ha più amore di quello che dà la vita per gli altri» (cfr. Gv 15, 13).

Sono contento che questa iniziativa sia promossa da Athletica Vaticana, una realtà che testimonia concretamente, sulle strade e in mezzo alla gente, il volto solidale dello sport. Il primo gesto di Athletica Vaticana è stato quello di accogliere come atleti “onorari” alcuni giovani migranti e una bambina con una grave malattia neurodegenerativa. Oggi sono venuti, qui, a trovarmi.

Con Athletica Vaticana collaborano a questa iniziativa le Fiamme Gialle, il Gruppo Sportivo della Guardia di Finanza, e il “Cortile del Gentili”, struttura del Pontificio Consiglio della cultura che promuove l’incontro e il dialogo tra credenti e non credenti. Hanno tutti dimostrato sempre una particolare sensibilità nei confronti dei bisogni reali delle persone: in particolare per le famiglie assistite dal Dispensario pediatrico Santa Marta, attivo da quasi cent’anni anni qui in Vaticano. Insieme a loro, a questo progetto di sport inclusivo e per tutti collabora anche il Comitato Regionale Fidal-Lazio.

Vi incoraggio, care amiche e cari amici sportivi, a vivere sempre più la vostra passione come un’esperienza di unità e di solidarietà. Proprio i veri valori dello sport sono particolarmente importanti per affrontare questo tempo di pandemia e soprattutto, la difficile ripartenza. E con questo spirito vi invito a correre, insieme, la corsa della vita. Grazie per tutto quello che fate.