· Città del Vaticano ·

La Chiesa spagnola per il Giovedì santo

Non c’è amore senza servizio

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08 aprile 2020

La Spagna, con più di quattordicimila morti, è una delle nazioni più colpite dal coronavirus. Le strettissime misure sanitarie impongono anche qui che tutti i riti della Settimana santa si svolgano senza la presenza diretta del popolo di Dio, compreso quello del Giovedì santo, celebrato in Spagna come Giornata dell’amore fraterno. Come rispondere al “comandamento nuovo” di Gesù — «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Giovanni, 13, 34) — in piena pandemia, con la gente costretta nelle case? La Caritas e la stessa Conferenza episcopale, con la collaborazione dei media Cope, Trece ed Ecclesia, propongono un gesto concreto per esprimere solidarietà e vicinanza a tutti coloro che stanno attraversando momenti difficili, alle vittime, ai loro familiari, ai medici e agli infermieri in prima linea nella lotta contro il virus: accendere una candela durante la condivisione della cena di giovedì, accompagnata da una preghiera-benedizione, per i malati, per i defunti.

Lo slogan è «La fraternità accende la speranza». L’invito è a unirsi a Gesù nella sua ultima cena e a tutti coloro per i quali egli si è donato. In un giorno nel quale, a causa del forzato isolamento, si potrà celebrare l’eucaristia solo in modo virtuale, questo gesto, si legge nel sito in rete dell’episcopato, «ci aiuterà a sentirci, se possibile, più uniti tra noi e con tutti, con l’intera umanità che soffre per questa pandemia globale». Con la luce della candela, «ci uniamo nella comunità fraterna e accendiamo la Pasqua che stiamo aspettando».

In Spagna la gravità della situazione ha uno dei volti più evidenti nella crisi sociale che sta già provocando insicurezza, precarietà, povertà. Gli effetti del covid-19 aggraveranno disoccupazione e mancanza di reddito e per migliaia di famiglie le richieste di aiuto si moltiplicheranno. La fede cristiana incoraggia a fare qualcosa di concreto per alleviare l’impatto socioeconomico. Al riguardo la celebrazione della Giornata dell’amore fraterno rappresenta «un momento privilegiato per chiamare a vivere la fratellanza e a rendere reale il nuovo comandamento dell’amore», quell’esperienza radicale di carità manifestata da Gesù lavando i piedi ai suoi discepoli, espressione dell’amore reso servizio. «La carità non chiude», come dimostrano le settanta Caritas diocesane mobilitate nelle settimane di Quaresima per sostenere e accompagnare i più bisognosi. Caritas che ora — altro gesto da compiere per il Giovedì santo — con l’appoggio dei vescovi esorta a partecipare alla sua campagna di emergenza «Ogni gesto conta», per rispondere con un contributo finanziario ai bisogni urgenti delle persone più vulnerabili, senza fissa dimora, anziani, famiglie con risorse limitate.

La lavanda dei piedi come esempio, come simbolo. Lo sguardo di pietà, l’aiuto reciproco, la compassione, la gratuità, la responsabilità, la preghiera devono diventare più evidenti. La speranza cristiana si fa certezza e il bene trionfa sul male grazie alla gentilezza, alla generosa dedizione, all’impegno concreto. «Non c’è amore se non si impara a coniugare il verbo servire, se non si è disposti a sbarazzarsi di tutto ciò che ingombra, se non ci si pone ai piedi di coloro che hanno bisogno di noi», scrive la Chiesa spagnola, che quasi quotidianamente, sui propri siti, aggiorna le iniziative (al momento oltre trecento) messe in campo, dalla realizzazione nei conventi di mascherine e altri materiali di protezione al dono di respiratori per le terapie intensive degli ospedali, dall’apertura delle strutture diocesane per l’assistenza anche di tipo sanitario alla consegna domiciliare di cibo e farmaci, dall’accompagnamento psicologico e spirituale dei detenuti alle proposte educative per i più piccoli da svolgere a casa, al servizio di cappellania garantito ventiquattro ore su ventiquattro nei principali nosocomi (come quello allestito temporaneamente alla Fiera di Madrid).

In occasione della Domenica delle palme e della passione del Signore, la Commissione esecutiva della Conferenza episcopale ha diffuso una nota nella quale esprime «gratitudine» a sacerdoti, diaconi, consacrati e laici per la loro «dedizione pastorale» manifestata celebrando l’eucaristia e pregando per i tanti bisogni, prendendosi cura delle famiglie e delle persone che vivono sole, accompagnando i malati e i propri familiari, promuovendo opere educative e sociali, servendo generosamente in ospedali e residenze per anziani, incoraggiando gli operatori sanitari e i volontari, lavorando in programmi e centri di assistenza per i più bisognosi e vulnerabili nella società. Senza dimenticare i monasteri della vita contemplativa «che con la loro preghiera davanti a Dio mantengono viva la fiamma della speranza».

Eucaristia, sacerdozio ministeriale, comandamento dell’amore: i tre doni consegnati da Gesù Cristo nel Giovedì santo ritrovano in Spagna, in uno dei momenti più drammatici della sua storia, senso e consacrazione.

di Giovanni Zavatta