Si apre il vertice di Biarritz

Al G7 in ordine sparso

People work the the advanced press centre in the Casino of Biarritz, south-west France on August 24, ...
24 agosto 2019

«A breve sarò con grandi leader in Francia! Parto fra poco». Questo tweet, postato dal presidente statunitense Donald Trump poco prima del suo decollo per Biarritz dove è in programma il vertice del G7, sembrerebbe in contrasto con le perplessità manifestate nei giorni scorsi dallo stesso inquilino della Casa Bianca, il quale — come riporta la Cnn — parlando con alcuni membri del suo staff avrebbe sostanzialmente definito questi summit come una perdita di tempo.

Certamente, al di là delle perplessità di Trump, il vertice che sta per aprirsi nella località francese vede i paesi partecipanti in contrasto su alcune questioni fondamentali, tanto è vero che per la prima volta non è prevista la diffusione di un documento finale congiunto. E con ogni probabilità non basteranno nemmeno gli incendi che stanno incenerendo l’Amazzonia a far recuperare un minimo di coesione, vista l’abissale distanza di Trump dalle politiche ambientaliste.

Ciò che davvero preoccupa il G7 è lo spettro di una nuova recessione globale. Uno spettro che, dopo la crisi del 2008, sembrava esorcizzato e che invece è tornato con prepotenza a minacciare la stabilità economica e politica grazie alla guerra dei dazi intrapresa da Trump contro la Cina. Il conflitto commerciale che sta impegnando Washington e Pechino ha contagiato la Germania, alle prese con un altro trimestre di crescita negativa e che rischia di perdere il titolo di locomotiva d’Europa. Quella stessa Europa che, nella sua accezione comunitaria, si appresta a perdere un pezzo importante e che ancora non riesce a definire un accordo che garantisca stabilità nelle relazioni future con la Gran Bretagna.

Sul vertice di Biarritz pesa inoltre la questione del nucleare iraniano, dopo l’uscita unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo faticosamente raggiunto nel 2015 e con la parte europea che non sembra riuscire a elaborare un’alternativa valida. E neppure l’intesa fra Trump e il padrone di casa, il presidente francese Emmanuel Macron, sul ritorno di Mosca nel club dei sette grandi mette tutti d’accordo. Alcuni membri dell’Unione europea si sono detti contrari e lo stesso Putin ha manifestato un certo scetticismo. Meglio è, secondo il Cremlino, partecipare alle riunioni del G20, formato che prevede la partecipazione di potenze ormai non più trascurabili quali Cina e India.

Il rischio è che all’incontro di Biarritz, che nelle intenzioni di Macron avrebbe dovuto essere dedicato alla lotta contro le diseguaglianze, ancora una volta non si riesca a uscire dalla logica della divisione. Quella divisione profonda che oggi attraversa la comunità internazionale.

di Giuseppe Fiorentino