Ue e migrazioni

Tra sovranismi e solidarietà

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16 luglio 2019

Di ampia convergenza ha parlato il ministro degli esteri, Enzo Moavero Milanesi, dopo aver presentato lunedì 15 ai suoi colleghi dell’Unione europea riuniti a Bruxelles, la proposta italo-maltese per una gestione organica dei flussi migratori. Come è noto la questione dei migranti ha costituito negli ultimi anni motivo di profonda divisione tra gli stati membri dell’Ue che, al di là delle dichiarazioni di intenti, non hanno mai davvero raggiunto un accordo per superare il regolamento di Dublino. Una norma che attualmente impegna i paesi di approdo a vagliare le richieste di asilo dei migranti, lasciando quindi principalmente su Italia e Grecia il peso della prima accoglienza.

Se le circostanze hanno dimostrato da tempo che il regolamento di Dublino non è più in grado di rispondere al fenomeno delle migrazioni verso l’Europa, i paesi dell’Ue non hanno voluto varare un sistema vincolante di ridistribuzione dei richiedenti asilo. Vanno segnalate comunque alcune eccezioni come quella della Germania di Angela Merkel, tra i pochi capi di governo europei a firmare il Global compact dell’Onu per una migrazione sicura, ordinata e regolare. Sfidando sovranismi e populismi, il cancelliere tedesco, in occasione della conferenza intergovernativa per l’adozione del Global compact, svoltasi lo scorso dicembre in Marocco, ha voluto ribadire un concetto che troppo spesso viene colpevolmente ignorato. La migrazione regolare porta prosperità, ha infatti sottolineato Angela Merkel, rispondendo così «alle ansie e alle paure, oltre che alle false informazioni diffuse da coloro che si oppongono al patto». Un chiaro quadro di regole, come quello proposto proprio dal Global compact, dispositivo peraltro non vincolante, è inoltre necessario per impedire che a controllare il fenomeno migratorio siano i trafficanti.

Resta da capire come mai proprio quei governi che fanno della lotta all’immigrazione irregolare la loro bandiera si siano opposti, anche se con sfumature diverse, al patto delle Nazioni Unite, fortemente sostenuto anche dalla Santa Sede. Probabilmente in molti casi sono subentrate considerazioni elettorali da leggere tutte in chiave interna. E in fondo si tratta delle stesse considerazioni che hanno finora impedito all’Unione europea di adottare un sistema univoco per affrontare il fenomeno.

Non pochi osservatori hanno infatti segnalato come i paesi dell’Ue abbiano finora avuto un approccio sovranista nella gestione delle migrazioni ed è auspicabile che il vertice del ministri degli esteri svoltosi ieri a Bruxelles segni davvero un’inversione di tendenza verso una maggiore solidarietà.

Perché il sovranismo, nella sua accezione di chiusura, è in aperta antitesi con gli ideali che condussero i padri fondatori a elaborare il progetto europeo. Un progetto concepito per evitare che si ripetessero immani tragedie come quella della seconda guerra mondiale. Un progetto basato sulla solidarietà “istituzionalizzata” di cui in un passato non lontano hanno beneficiato molti paesi dell’Ue. Anche quelli che oggi chiudono la porta.

di Giuseppe Fiorentino