Si profilano aperture sul nucleare iraniano
La crisi siriana, con la prospettiva di un rilancio con maggiori possibilità di successo della conferenza internazionale, la cosiddetta Ginevra 2, e gli sviluppi dell'annosa questione del nucleare iraniano sono al centro degli interventi che si susseguono all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, chiamata a confermarsi il principale forum di confronto mondiale.
Per quanto riguarda la risoluzione sulle armi chimiche in Siria, dove proprio ieri sono tornati gli ispettori dell’Onu, si profila un accordo di massima, che sembra essere stato raggiunto durante un incontro con il segretario generale, Ban Ki-moon, e i ministri degli Esteri dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti). Dopo quella che era sembrata una smentita di fonti russe, è stato poi il viceministro degli Esteri di Mosca, Serghiei Ryabkov, a confermare che l’accordo su un testo di risoluzione è probabile nell’arco di 48 ore. Domani, in ogni caso, i cinque ministri, il cinese Wang Yi, il francese Laurent Fabius, il britannico William Hague, il russo Serghiei Lavrov e lo statunitense John Kerry, torneranno a riunirsi per discutere la convocazione della conferenza Ginevra 2.
A quest’ultima ha fatto riferimento anche il presidente iraniano, Hassan Rohani, che in un'intervista con il quotidiano statunitense «The Washington Post», ha altresì affermato di ritenere possibile il raggiungimento entro tre mesi di un’intesa sul nucleare. Poche ore dopo, l'agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna ha diffuso una dichiarazione del ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, secondo il quale un incontro tra Rohani e il presidente Barack Obama, pur non essendo un obiettivo della politica di Teheran, non è neanche «un’area proibita e, anzi, con i necessari preparativi» potrebbe risultare «un buon inizio».
Piazza S. Pietro
14 dicembre 2019
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