Riesplode la tensione tra Stati Uniti e Turchia sul caso dei curdi siriani. In un tweet il presidente statunitense Donald Trump ha minacciato la Turchia nel caso dovesse attaccare i curdi dopo il ritiro americano dal nord-est della Siria. «Devasteremo la Turchia a livello economico se attaccherà i curdi o vorrà creare una zona cuscinetto di venti miglia» ha dichiarato il capo della Casa Bianca. Nel tweet Trump ha spiegato che il ritiro della Siria era da «lungo tempo necessario» e che se gli ultimi nuclei del sedicente stato islamico (Is) dovessero riorganizzarsi «saranno colpiti dalle basi americane «nella zona». Trump non ha specificato il tipo di «devastazioni» che subirebbe l’economia turca in caso di attacco ai curdi. Sanzioni statunitensi erano state applicate ad Ankara lo scorso autunno dopo la detenzione del pastore evangelico Andrew Brunson e hanno causato un forte deprezzamento della lira e una conseguente inflazione.
In un successivo tweet, Trump ha chiesto che «i curdi non provochino la Turchia» e ha difeso la decisione di ritirare le truppe. «Russia, Iran e Siria sono stati i maggiori beneficiari della politica a lungo termine americana tesa a distruggere l’Is; anche noi abbiamo avuto benefici, ma ora è arrivato il momento di riportare le truppe a casa: metti amo fine alla guerra senza fine».
La risposta turca non si è fatta attendere. Le autorità di Ankara hanno assicurato che continueranno a combattere le forze curde in Siria nonostante gli avvertimenti di Trump. Affermando che «non esiste alcuna differenza» tra l’Is e le forze curde delle Unità di protezione del popolo (Ypg), il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin, ha spiegato su Twitter che «la Turchia continuerà a combatterli tutti».
Sei giorni fa il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si era rifiutato di incontrare il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, John Bolton, in visita in Turchia.
Bolton aveva dichiarato che «una condizione essenziale del ritiro degli Stati Uniti dalla Siria è garantire la sicurezza dei loro maggiori alleati sul terreno in questi anni di lotta ai terroristi jihadisti: i curdi». Il leader di Ankara aveva risposto che «si tratta di una condizione inaccettabile: se ci sono altri terroristi che cercano di ostacolare i nostri sforzi, certamente ci occuperemo anche di loro».
Piazza S. Pietro
06 dicembre 2019

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