Fissare regole per affrontare la sfida più difficile.
A circa tre mesi dalla conferenza sul clima di Parigi, Barack Obama rilancia
l’azione della sua Amministrazione per la riduzione delle emissioni nocive e il
rispetto dell’ambiente.
Presentando il Clean Power Plan, Obama ha citato
l’enciclica di Papa Francesco, un testo — ha detto l’inquilino della Casa Bianca
— che sottolinea come «combattere il cambiamento climatico sia un obbligo
morale».
Ed è appunto seguendo questa linea che Obama ha voluto mettere in evidenza l’esigenza di un nuovo piano sul clima, a ribadire che la sua Amministrazione non ha mai abbassato la guardia, nemmeno dopo lo storico accordo con la Cina alla conferenza di Copenaghen nel 2009. «Niente minaccia di più il nostro futuro e quello delle generazioni future del cambiamento climatico» e per questo gli Stati Uniti intendono eliminare entro il 2030 il 32 per cento delle emissioni di co2 (l’anidride carbonica, il più diffuso dei gas a effetto serra) rispetto ai livelli del 2005. «Siamo la prima generazione a sentire gli effetti del cambiamento climatico e l’ultima a poter fare qualcosa a riguardo» ha spiegato il presidente.
Concettualmente, il piano non differisce molto da quelli già presentati in passato. La novità sta nel metodo: i cinquanta Stati avranno la libertà di definire i rispettivi piani e potranno anche usare il cosiddetto metodo del cap and trade, ovvero la possibilità di vendere permessi per inquinare una volta raggiunti i propri obiettivi. L’imposizione di nuovi costi dovrebbe fare da incentivo all’investimento in fonti pulite.
di Luca M. Possati
Piazza S. Pietro
15 dicembre 2019

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