Trump frena sul clima
Pressing internazionale per il rispetto dell’accordo di Parigi
Donald Trump studia una strategia sul clima. Contrariamente a quanto previsto, il presidente degli Stati Uniti non farà annunci finché non sarà tornato dal g7 di Taormina, come ha spiegato ieri il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer. Il presidente vuole continuare a consultarsi con i suoi consiglieri «per arrivare a una decisione su ciò che è nel miglior interesse degli Stati Uniti».
Ieri era prevista alla Casa Bianca un’importante riunione sul tema, ma è stata rinviata. L’incontro — questa la spiegazione ufficiale — è stato posticipato a data da destinarsi, su richiesta del segretario di stato Rex Tillerson, che non poteva partecipare. Un rinvio forse frutto del crescente pressing internazionale che vuole maggiore chiarezza su quanto Washington intenda fare sulla complessa questione della lotta al riscaldamento climatico. Durante un primo colloquio telefonico per le congratulazioni dopo il voto, il presidente eletto francese, Emmanuel Macron, ha chiesto a Trump come prima cosa proprio di confermare l’accordo sul clima. Macron gli ha assicurato che è «impaziente di lavorare con lui» per rilanciare la partnership con Parigi. Uscirne ora significherebbe partire col piede sbagliato. In un messaggio a Macron, il presidente cinese, Xi Jinping, ha chiesto a Parigi collaborazione per difendere e implementare l’intesa. I due paesi «dovrebbero proteggere gli obiettivi di governance globale, inclusi quelli sul clima» ha detto Xi, secondo il resoconto del ministero degli esteri di Pechino. I due leader hanno concordato sulla necessità di incontrarsi «quanto prima possibile». L’accordo di Parigi sul clima è stato raggiunto il 12 dicembre del 2015 alla conferenza annuale dell’Onu sul riscaldamento globale (Cop21), che in quell’anno si teneva nella capitale francese. Era stato poi firmato il 22 aprile del 2016 alla sede Onu di New York dai capi di stato e di governo di 175 paesi. È entrato in vigore il 4 novembre 2016, trenta giorni dopo la ratifica da parte di almeno 55 paesi che rappresentano almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra.
Piazza S. Pietro
10 dicembre 2019

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