Trump ammette
Non finisce di stupire il Russiagate. Ieri per la prima volta il presidente Donald Trump ha ammesso di essere indagato nell’ambito delle indagini circa i presunti legami tra il Cremlino e il suo staff. «Sono indagato per aver licenziato il direttore dell’Fbi dall’uomo che mi ha detto di licenziare il direttore dell’Fbi. Caccia alle streghe!» ha scritto il capo della Casa Bianca sul suo inseparabile account Twitter, attaccando il procuratore speciale Robert Mueller III.
La vicenda cui si riferisce il Tweet è il licenziamento dell’ex direttore dell’Fbi, James Comey, secondo il quale il presidente gli avrebbe chiesto di rallentare o fermare del tutto le indagini sull’ex consigliere alla sicurezza nazionale, Mike Flynn. Prima dell’ammissione di essere indagato, Trump aveva duramente replicato alle ultime rivelazioni della stampa sostenendo che i media «hanno creato un falso collegamento con la vicenda della Russia, senza trovare alcuna prova. Ora procedono per ostacolo alla giustizia sulla base di una storia fasulla. Siete testimoni della più grande caccia alle streghe individuale nella storia politica americana, condotta da persone molto cattive e confuse». E in un altro tweet aveva sottolineato che «dopo sette mesi di indagini e udienze della commissione intelligence del senato sulla mia “collusione con i russi”, nessuno è riuscito a mostrare una sola prova. Triste!». Per replicare alle accuse, Trump ha assunto ieri un altro legale privato, che andrà a unirsi a una squadra già folta. L’ultimo legale assunto è John Dowd che ha rappresentato clienti in casi che riguardavano il dipartimento di giustizia e il comitato etico del senato. Dowd si unirà alla squadra legale di Trump, guidata da Marc Kasowitz. Al di là delle rivelazioni e degli attacchi, sta di fatto che il clima alla Casa Bianca e a Washington si fa sempre più incandescente. Negli ultimi giorni sono circolate indiscrezioni di stampa secondo cui Mueller avrebbe ampliato l’inchiesta sul Russiagate per capire se il presidente ha ostacolato il corso della giustizia. Nel mirino è finito anche il genero e consigliere del presidente, Jared Kushner.
Piazza S. Pietro
16 febbraio 2019

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