Se l’esistenza
È diffusa, oggi, la percezione che non solo in Italia l’autentica vocazione all’esercizio della letteratura intorno ai grandi temi esistenziali stia languendo. Viviamo, nel campo della produzione letteraria, una stagione di crisi, d’involuzione. Dopo un secolo di espansione intellettuale, figlia di una forte reazione civile alla decadenza politica e morale sfociata negli orrori delle guerre e degli sterminî, da qualche anno si registra una recessione che, in parallelo alle criticità economico-finanziarie, non cessa di affliggere il settore editoriale. Lo scrive Marco Beck aggiungendo che lo attestano impietosi dati oggettivi: dopo ripetute contrazioni, l’industria e il mercato librario italiani ristagnano e non propongono più opere significative di livello internazionale; ai vertici delle classifiche dei bestseller svettano i “generi” più commerciali, dai thriller alle inchieste scandalistiche; pullulano premi che incoronano scrittori e libri di cui presto ci si dimentica; e, allargando lo sguardo oltre i confini nazionali, constatiamo che persino il premio Nobel per la Letteratura sta perdendo prestigio per penuria di autori degni di un alloro che in passato cingeva ben altre chiome. Né possiamo attenderci un’inversione di tendenza dagli effimeri successi di fiere e festival. La riscossa verrà, semmai, da una nuova (e, in parte, antica) concezione del “mestiere” di scrittore, stimolata da editori non più compulsivamente protesi alla ricerca del profitto immediato. Utopia?
Piazza S. Pietro
10 dicembre 2019

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