Odio
Tabgha, 14. «In un periodo di crescente nazionalismo, abbiamo bisogno di riconciliazione e di una vita che affonda le sue radici nel Vangelo»: lo ha detto il cardinale arcivescovo di Köln, Rainer Maria Woelki, presidente dell’Associazione tedesca della Terra santa, nell’omelia della messa da lui presieduta domenica scorsa nella chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tabgha, per celebrare il restauro dell’atrio distrutto da un incendio doloso da parte di estremisti ebrei il 18 giugno 2015. Ancora più grave è il fatto di vedere alimentate idee nazionalistiche «offrendo loro un quadro religioso. In tal modo — ha sottolineato il porporato — si promuove la discriminazione e si portano soprattutto i giovani all’odio e alla violenza. Come cristiani, siamo chiamati a dare forma concreta al Regno e alla giustizia di Dio attraverso le nostre azioni».
La messa è stata concelebrata con il nunzio apostolico in Israele, arcivescovo Giuseppe Lazzarotto, con l’arcivescovo di Akka dei greco-melkiti, Georges Bacouni, con il vicario patriarcale per Israele, Giacinto-Boulos Marcuzzo, con l’ex direttore della Dormizione e del monastero di Tabgha, padre Nikodemus Schnabel, con il vicario patriarcale per i fedeli cattolici di espressione ebraica, padre David Neuhaus, e con il vicario della Custodia di Terra santa, padre Dobromir Jasztal. Erano presenti il presidente della Repubblica israeliana, Reuven Rivlin, responsabili religiosi musulmani, drusi ed ebrei. «Ringrazio coloro che hanno lavorato per ripristinare questo luogo e per affermare che quest’odio non può vincere», ha detto Rivlin.
Piazza S. Pietro
13 dicembre 2019

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