Non giova a nessuno
«Gli abusi sessuali sui minori
sono un peccato e un crimine, e nessuna organizzazione deve essere riluttante
nel rimarcarlo con forza», scrive suor Mary Ann Walsh, portavoce dei vescovi
statunitensi sul blog della Conferenza episcopale. «
«Che
Tra
le molte verità — prosegue Riotta — c’è « un eccesso di giacobinismo
moralistico che indebolisce il rapporto Onu. Come se si dovessero pagare pegni
al Codice del Politicamente Corretto reso particolarmente rigido dal linguaggio
burocratico da Palazzo di Vetro». E continua: «Confusa appare l’identità tra
Chiesa Stato Sovrano e Chiesa religione, come se un parroco pedofilo americano,
italiano o brasiliano rispondessero solo al Papa delle proprie colpe, e non
anche ai tribunali del proprio Paese». Per ricordare, poco più avanti, che «
Simili,
su «
Il
rapporto, continua Bianchi, «non sembra aiutare l’assunzione di responsabilità
e consapevolezze, né sembra riconoscere quanto fatto in questi ultimi anni — e
non solo negli ultimi dieci mesi — dalla Chiesa cattolica per sanare una ferita
che resta insanabile per le vittime ma che deve essere medicata, come doverosa
prevenzione affinché non si ripetano abomini simili. Il documento non aiuta
perché sembra assimilare in toto Vaticano e Chiese locali, singoli preti,
vescovi e intere conferenze episcopali, comportamenti di istituzioni religiose
risalenti a decenni addietro ed eventi di attualità; non aiuta perché pare
ignorare gli sforzi compiuti e attenersi solo ai disastri causati; non aiuta
perché inserisce nella doverosa stigmatizzazione della piaga della pedofilia
altre questioni etiche che attinenti non sono, dall’aborto all’omosessualità.
Come si può, parlando di difesa dei minori, passare a rimproverare alla Chiesa
cattolica la sua posizione fermamente contraria all’aborto? E cosa ha a che
fare il tipo di approccio teologico o pastorale all’omosessualità con la
depravazione della pedofilia? E a quale altro Stato membro od osservatore
presso l’Onu si chiede esplicitamente di cambiare la propria Costituzione o il
Codice civile o penale, come si fa con
L’impressione che si ha leggendo il rapporto — scrive ancora Bianchi — «è che si sia voluto affrontare un male certamente detestabile e tenace non confrontandosi con l’istanza ecclesiale in modo franco e costruttivo in vista di una comune battaglia per estirparlo, ma reiterando condanne già espresse, ignorando cambiamenti avvenuti e considerando più o meno esplicitamente l’interlocutore cattolico come una controparte che non collabora alla soluzione del problema ma lo accresce a causa del suo stesso approccio etico». Insomma, «non giova a nessuno — conclude il priore di Bose — procedere con schemi ideologici su simili tragedie: non certo alle vittime, né alla Chiesa, ma nemmeno alla società civile che evita in tal modo di porsi interrogativi fondamentali su un’etica condivisa e sulla degenerazione di un clima che disprezza l’altro e offende il più debole».
Qualche perplessità anche per John L. Allen del «Boston Globe». «Dire che il Vaticano non abbia fatto nulla per combattere gli abusi contro i minori è terribilmente scorretto. Prima da cardinale e poi come Papa, Ratzinger ha fatto di tutto per intervenire con fermezza, anche se non tutti i vescovi cattolici hanno preso sul serio le sue direttive». E conclude: «La causa della protezione dei minori dovrebbe essere sostenuta da tutti indistintamente, che si tratti di conservatori o liberali, laici o credenti. Chiunque dovrebbe essere d’accordo sul fatto che la difesa dei bambini è una priorità assoluta. L’Onu però ha deciso di confondere le acque mescolando il tema degli abusi con una battaglia culturale partigiana».
Piazza S. Pietro
06 dicembre 2019

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