Mentre i governi europei discutono l’agenda sull’emigrazione, la Fondazione Estera — creata in Polonia da Miriam Shaded, figlia di una polacca e di un pastore presbiteriano siriano — mantiene i contatti con gruppi di cristiani a Damasco, Homs e Aleppo, dove si vanno intensificando gli attacchi dei jihadisti dell’Is. La fondazione ha raccolto i mezzi necessari per ospitare in Polonia 300 famiglie cristiane cattoliche, ortodosse e protestanti, per un totale di 1500 persone, di cui metà bambini e, molti, orfani. Tuttavia per farli venire in Polonia occorrono i visti, difficili da ottenere anche perché l’ambasciata a Damasco è chiusa. Sostenuta dal settimanale «Tygodnik Powszechny» di Cracovia, suor Małgorzata Chmielewska, fondatrice della comunità Pane della vita (che «donne chiesa mondo» ha intervistato lo scorso gennaio), ha diffuso una lettera aperta al governo e al primo ministro Ewa Kopacz, chiedendo di accelerare le pratiche amministrative al fine di concedere ai siriani i documenti necessari per il viaggio. «Fra un anno — scrive suor Małgorzata — potrebbe essere troppo tardi. Noi polacchi, così duramente provati durante la seconda guerra mondiale e nel periodo comunista, abbiamo una straordinaria tradizione di proteste contro le ingiustizie».
Piazza S. Pietro
06 dicembre 2019
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