Pubblichiamo stralci del discorso che il Segretario per i rapporti con gli Stati ha pronunciato in occasione della conferenza internazionale «Cristianesimo in Cina. Impatto, interazione ed inculturazione» tenutasi a Roma il 22 e 23 marzo presso la facoltà di missiologia della Pontificia università Gregoriana.
A livello internazionale, oggi più che mai, la
Cina continentale è al centro dell’interesse politico, economico e culturale. La
Cina si considera un crocevia di sviluppo, grazie a progetti tanto importanti
come la nuova via della Seta, la
New Silk Road, («una cintura, una
via»,
one belt, one road). In politica estera, sta chiaramente
adottando un nuovo approccio agli equilibri esistenti nei rapporti
internazionali e sta anche consolidando la sua presenza nei paesi in via di
sviluppo. In politica interna, la Cina sta promuovendo programmi a lungo termine
volti a dare a un numero considerevole di cittadini la possibilità di superare
la povertà. Al tempo stesso, il sistema culturale cinese è impegnato a dare un
forte impulso nelle aree della ricerca scientifica e tecnologica.
Va anche
osservato che la Cina sta affrontando la sfida globale insistendo sulla sua
propria identità, per mezzo di un modello economico, politico e culturale che
cerca di dare “caratteristiche cinesi” alla globalizzazione. In tal modo, il
Regno di Mezzo, il Middle Kingdom, cerca di riacquistare una posizione centrale
nel mondo, secondo quello che già era il modo di vedere le cose di Matteo Ricci,
quando disegnò una cartina geografica completa di tutti i paesi del mondo per i
cinesi. Quella fu la prima grande cartina del mondo in lingua cinese; la sua
sesta edizione fu commissionata dall’imperatore stesso nel 1608. In questo
contesto, anche a livello religioso, la parola chiave che viene costantemente
ripetuta e proposta all’attenzione generale, è il termine “cinesizzazione”.
Dato che ci troviamo nella Pontificia università Gregoriana, vorrei fare
un’altra considerazione. In questo luogo è naturale ricordare, con profonda
ammirazione, lo straordinario contributo che molti gesuiti, attraverso i secoli,
hanno dato alla riscoperta della cultura cinese, consentendoci così di passare
dall’impatto iniziale con un mondo così lontano a un incontro con il patrimonio
scientifico, tecnico, filosofico e morale dell’Occidente. È stata una
straordinaria avventura umana ed ecclesiale, guidata da uno spirito
profondamente missionario, che ha ispirato molti membri della Società di Gesù,
come pure di altri ordini religiosi, a partire per il continente asiatico e, in
particolare, per la Cina.
A questo punto, vorrei fare riferimento alla
dinamica del discernimento in relazione con il compito dell’evangelizzazione. Il
discernimento ci consente non solo di comprendere sempre più a fondo la Parola
di Dio ma anche di proclamarla, evitando al tempo stesso due pericoli piuttosto
comuni. Il primo è quello del proselitismo, che misura il successo di una
missione in termini di numeri piuttosto che in base alla qualità della scelta di
chi entra in contatto con l’esperienza cristiana. Il secondo è quello di una
proclamazione astratta della fede, che non tiene conto della complessa natura
sociale e culturale dei contesti umani ai quali il messaggio del Vangelo è
rivolto.
Entrambi gli atteggiamenti scalfiscono appena la superficie di un
autentico compito missionario, perché non riescono a cogliere le coordinate
spazio-tempo che rendono possibile una feconda inculturazione della fede.
Comunque, si dovrebbe poter discernere un orizzonte ancora più vasto nella
missione ad gentes, ossia quello verticale del primato della grazia di Dio, che
precede l’operato umano e anima la storia dei popoli dal di dentro. Anche in
Cina Dio è già presente e operante nella cultura e nella vita del popolo cinese.
Alla luce di queste brevi considerazioni, risulta chiaro che oggi la
missione della Chiesa in Cina è di essere «pienamente cattolica e autenticamente
cinese», rendendo il Vangelo di Gesù accessibile a tutti e mettendolo al
servizio del bene comune. Inoltre, nel corso del tempo, i rapporti tra la Cina e
la Chiesa cattolica hanno attraversato fasi diverse, alternando momenti di
feconda cooperazione con altri di grande incomprensione e ostilità, che hanno
portato, a volte, a situazioni in cui la comunità dei fedeli ha sperimentato
grandi sofferenze.
Tuttavia, esaminando la questione attentamente, il metodo
che in passato ha reso possibile un incontro fecondo tra il “mondo cristiano” e
il “mondo cinese” è stato quello dell’inculturazione della fede attraverso
l’esperienza concreta della conoscenza, la cultura artistica e l’amicizia con il
popolo cinese. A tale proposito, ancora esemplare è l’impegno di missionari come
Alessandro Valignano, Matteo Ricci, Giuseppe Castiglione e molti altri, che
vollero aprire la strada a un cattolicesimo con “forme cinesi”, solidamente
radicato nel cuore stesso del Regno di Mezzo, al fine di proclamare il Vangelo
di Gesù Cristo da una prospettiva totalmente cinese.
Pertanto, nel
considerare la missione e la riflessione teologica, emergono due espressioni o,
più precisamente, due principi che dovrebbero interagire tra loro, vale a dire
“cinesizzazione” a “inculturazione”. Sono convito che un’importante sfida
intellettuale e pastorale nasce in modo quasi naturale dall’accostamento di
questi due termini, che indicano due visioni reali del mondo. A partire da
queste due visioni si dovrebbero poter trovare le coordinate di un’autentica
presenza cristiana in Cina, che potrebbe presentare la natura speciale e la
novità del Vangelo in un contesto profondamente radicato nella specifica
identità della secolare cultura cinese. Nel suo trattato sull’amicizia, fratel
Matteo Ricci ha detto: «Prima d’impegnarsi in un’amicizia, si deve osservare;
dopo essersi impegnati, ci si deve fidare».
L’universalità della Chiesa
cattolica, con la sua naturale apertura a tutti i popoli, può offrire un
contributo in termini d’ispirazione morale e spirituale al grande sforzo di
dialogo tra la Cina e il mondo contemporaneo, facendolo proprio attraverso la
comunità cattolica cinese, che è completamente integrata nel dinamismo storico e
attuale della terra di Confucio.
di Paul Richard Gallagher
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