Le quattro di mura
Blaise Pascal soleva dire che i mali dell’umanità derivano tutti dal fatto che una persona non sa stare tranquilla nella sua stanza e quindi scalpita per uscire e andare in giro per il mondo in cerca di fama e di gloria. Provocando guai.

Questa suggestiva sentenza acquista il sapore del paradosso se applicata alla scrittrice inglese Charlotte Brontë che, riferiscono le fonti dell’epoca, dalla sua stanza — vissuta come luogo d’ispirazione e creazione — non evase quasi mai: ciononostante fama e gloria le arrisero. Soprattutto presso i posteri. Come testimoniano le due grandi mostre allestite nel Regno Unito in vista delle celebrazioni per i duecento anni della nascita della maggiore delle tre celebri sorelle (16 aprile 1816). Nella casa-museo Brontë Parsonage di Haworth, villaggio dello Yorkshire, si è aperta il primo febbraio I Shall Go Off Like a Bombshell, esposizione curata dalla Brontë Society. È in quella casa che Charlotte visse, sognò e morì ed è qui che sono presentate le “reliquie” della sua vita quotidiana, modesta, senza pretese ma, in filigrana, sempre raffinata: fazzoletti, scarpe, stoffe, nonché oggetti da cucina, accanto a qualche piccolo gioiello. Saranno in mostra anche disegni, lettere e libri. Tra le chicche, un manoscritto inedito della giovanissima Charlotte che include un poema (sul mondo fantastico di Angria) e un breve racconto, dal tono ironico, sulle vicende di un villaggio e dei suoi abitanti. A Londra, dal 22 febbraio al 14 agosto, la National Portrait Gallery presenterà Celebrating Charlotte Brontë 1816-1855, con dipinti e disegni dell’autrice di Jane Eyre. Si potranno quindi ammirare le prime edizioni dei suoi romanzi, amorevolmente composti nell’isolamento, all’interno di quelle quattro mura, e da lì poi usciti per diventare un classico della letteratura inglese.
di Gabriele Nicolò
Piazza S. Pietro
13 dicembre 2019

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