La fedeltà
«La cosa più rivoluzionaria che è stata detta sul matrimonio» ai tempi di san Paolo riguarda «la fedeltà matrimoniale» raccomandata nella lettera agli Efesini (5, 25.28.31-32). Lo ha sottolineato il Papa all’udienza generale di mercoledì 31 ottobre, in piazza San Pietro, completando la catechesi sul sesto comandamento iniziata la settimana precedente nell’ambito del ciclo di riflessioni sul Decalogo.
Nella sesta parola “non commettere adulterio” — ha esordito Francesco — si evidenzia «che l’amore fedele di Cristo è la luce per vivere la bellezza dell’affettività umana». Difatti, ha aggiunto, «la nostra dimensione affettiva è una chiamata all’amore, che si manifesta» attraverso tre comportamenti virtuosi: fedeltà, accoglienza e misericordia. «Questo — ha ribadito il Pontefice con una delle consuete aggiunte al testo preparato — è molto importante. L’amore come si manifesta? Nella fedeltà, nell’accoglienza e nella misericordia».
Osservando però che il comandamento «si riferisce esplicitamente alla fedeltà matrimoniale», Papa Francesco ha invitato a riflettere «più a fondo sul suo significato sponsale». E per farlo ha riletto il brano paolino come un testo «rivoluzionario. Pensare, con l’antropologia di quel tempo, e dire che il marito deve amare la moglie come Cristo ama la Chiesa: ma è una rivoluzione!», ha rimarcato. In realtà, ha proseguito il Papa, «questo comando è per tutti, è una parola paterna di Dio rivolta ad ogni uomo e donna». E poiché, ha spiegato, «il cammino della maturazione umana è il percorso stesso dell’amore che va dal ricevere cura alla capacità di offrire cura, dal ricevere la vita alla capacità di dare la vita», allora ecco che «diventare uomini e donne adulti vuol dire arrivare a vivere l’attitudine sponsale e genitoriale, che si manifesta nelle varie situazioni della vita come la capacità di prendere su di sé il peso di qualcun altro e amarlo senza ambiguità». Dunque si tratta, ha chiarito il Pontefice, di «un’attitudine globale della persona che sa assumere la realtà e sa entrare in una relazione profonda con gli altri», mentre al contrario «l’adultero, il lussurioso, l’infedele» è «una persona immatura, che tiene per sé la propria vita e interpreta le situazioni in base al proprio benessere e al proprio appagamento». Di conseguenza, ha detto Francesco, «per sposarsi, non basta celebrare il matrimonio. Occorre fare un cammino dall’io al noi, da pensare da solo a pensare in due, da vivere da solo a vivere in due».
Al termine della catechesi, nei saluti rivolti ai vari gruppi di fedeli, il Pontefice ha ricordato che «domani celebreremo la solennità di Tutti i Santi e, dopodomani, la Commemorazione di tutti i fedeli defunti», auspicando che «la testimonianza di fede di quanti ci hanno preceduto, rafforzi in noi la certezza che Dio accompagna ciascuno nel cammino della vita» e «non abbandona mai nessuno a se stesso».
Piazza S. Pietro
06 dicembre 2019

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