Il 4 novembre di venticinque anni fa un sacerdote, don Simon Jubani, celebrava nel cimitero cattolico di Scutari la prima messa pubblica in Albania dopo decenni di persecuzioni e proprio alla vigilia della caduta del regime comunista guidato dal dittatore Enver Hoxha, avvenuta nel dicembre successivo.
Quell’evento è stato ricordato ieri al cimitero monumentale di Rrmaj di Scutari con una concelebrazione eucaristica alla quale hanno partecipato il cardinale arcivescovo emerito di Palermo, Salvatore De Giorgi, l’arcivescovo di Shkodrë-Pult, Angelo Massafra, il nunzio apostolico in Albania, arcivescovo Ramiro Moliner Inglés, il primo ministro Edi Rama, il ministro della Cultura, Mirela Kumbaro, il sindaco di Scutari, Voltana Ademi, e numerose altre personalità civili e religiose. Erano presenti migliaia di fedeli provenienti da tutto il Paese. «Con emozione e gioia, con questa messa a venticinque anni di distanza, celebriamo e riviviamo quella prima messa come segno di ribellione e di speranza», ha detto il cardinale De Giorgi, portando il «cordiale» saluto di Papa Francesco che il 21 settembre 2014 ha visitato Tirana e che «sempre ha ammirato la capacità di dialogo» del popolo albanese, esempio al mondo di convivenza religiosa. Da parte sua, monsignor Massafra ha sottolineato il coraggio di Jubani e di altri membri del clero che, sfidando la paura, celebrarono a cielo aperto il primo rito liturgico pubblico dal 1967, anno in cui Hoxha decise di vietare ogni manifestazione di culto.
Piazza S. Pietro
09 dicembre 2019

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