Fuga di massa dalle violenze
Settanta morti nell’assalto contro una moschea sunnita a nord-est di Baghdad
Sono più di settecentomila i rifugiati che hanno trovato riparo dagli efferati attacchi dei miliziani dello Stato islamico (Is) nella regione autonoma del Kurdistan iracheno: lo ha riferito ieri il portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), Adrian Edwards, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Ginevra.
La cifra è cresciuta sensibilmente in questi ultimi giorni, in concomitanza con l’intensificarsi delle barbare violenze perpetrate dai jihadisti, che hanno costretto tante persone ad abbandonare le proprie case per trovare rifugio in luoghi ritenuti meno a rischio.
Nel frattempo prosegue a ritmo incalzante l’opera di assistenza tessuta dai funzionari dell’Unhcr, i quali, come è stato affermato in un comunicato, contano di portare, nei prossimi dieci giorni, 2.410 tonnellate di aiuti ai rifugiati. Sottolinea l’Unhcr che oltre alle difficoltà che si incontrano per soddisfare i bisogni primari di acqua, cibo e medicine, vi è un altro problema urgente da risolvere per gli sfollati che hanno abbandonato le loro case e che ora si trovano privi quasi di tutto: è la mancanza di documenti, essenziali per essere registrati e per poi ricevere aiuti in denaro. La maggior parte delle persone sfollate non ha potuto sostituire i documenti fondamentali senza tornare nelle proprie aree di origine: i documenti rilasciati a Mosul, per esempio, al momento non possono essere sostituiti a Baghdad o a Erbil. In questo senso l’Unhcr, si sottolinea in una nota, è anche impegnato a fornire assistenza legale agli sfollati, «aiutandoli a sostituire i documenti principali in modo che possano registrarsi per ottenere aiuti e muoversi liberamente».
Piazza S. Pietro
16 dicembre 2019

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