Il pensiero contemporaneo è in debito con il francescano che si adoperò per salvare dalla barbarie nazista il lascito di Edmund Husserl, uno dei massimi filosofi del secolo scorso. Il padre della fenomenologia, nato a Prossnitz nell’allora Moravia austro-ungarica da una famiglia di origine ebraica, morì a Friburgo in Brisgovia il 27 aprile 1938. In quel terribile periodo, nessuno tra gli allievi e i collaboratori potè occuparsi di portare in salvo il suo Nachlass, costituito da più di 40.000 pagine di manoscritti inediti.
Nell’estate del 1938, quando ormai tutte le speranze di potere portare in salvo il materiale di Husserl sembravano perdute, giunse a Friburgo un giovane frate: padre Hermann Leo van Breda. Il francescano comprese che per condurre adeguatamente le indagini sul pensiero husserliano e lo studio per l’edizione dei manoscritti inediti sarebbe stata necessaria non solo la collaborazione dei due ultimi assistenti di Husserl, ma anche la sistemazione del materiale in un unico ambiente di ricerca creato appositamente. Egli, inoltre, si rese conto del pericolo a cui questi materiali erano esposti finché fossero rimasti in territorio tedesco.
Grazie anche ad alcuni sotterfugi concertati con la vedova di Husserl, il lascito del filosofo venne trasportato da Friburgo a Lovanio dove nacquero gli Husserl Archives.
Piazza S. Pietro
16 dicembre 2019
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