Tra i fatti di cronaca di questo 2019, sorto da nemmeno due mesi, uno spazio di rilevanza assoluta è stato ricoperto dal ferimento del giovane nuotatore Manuel Mateo Bortuzzo, 19 anni, in Piazza Eschilo, nel quartiere Axa. Un ferimento il suo senza logica alcuna, uno scambio di persona. A sparare, da uno scooter lanciato a tutta velocità, due ragazzi poco più grandi di lui, Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, rei confessi, entrambi provenienti dalla immensa periferia romana. L’esito di quel ferimento assurdo è noto oramai da settimane: Manuel non potrà più camminare, la sua vita, per come sognata e in parte già realizzata, dovrà fare i conti con questa nuova realtà.
Manuel, e si è capito sin dai primi istanti successivi al suo ferimento, è un ragazzo di tempra esemplare, è stato lui a rincuorare il padre e la madre, e dopo di loro una nazione intera commossa di fronte alla sua vicenda. A vederlo, così fisicamente statuario, sempre misurato nelle parole e nelle reazioni, Manuel rappresenta il fiore più bello della nostra gioventù attuale. A sentir parlare il padre fuori all’ospedale dove è ancora ricoverato il figlio, si fa presto a stabilire cause ed effetti. Manuel è Manuel perché dietro ha avuto una famiglia che gli ha permesso di crescere in un clima, di valori, di diritti e doveri, perfetto per la sua crescita umana e civile. Una famiglia come tante in Italia, di quelle che mettono al primo posto l’onestà e il lavoro, non di meno l’amore e il rispetto.
Ma oggi, oggi, a distanza di tempo e sensazioni, dobbiamo prendere atto che gli altri due attori di questa maledetta vicenda, anche loro, appartenenti per tatuaggi e mode e violenze a ben altro mondo rispetto a quello di Manuel, anche loro sono figli di questa città. Se per Manuel, attraverso il padre, è facile risalire alle cause e agli effetti della loro tempra ed educazione, altrettanto si può dire degli altri due. A partire dai nomi tristemente famosi dei loro luoghi di appartenenza, citati da tutti gli articoli che li riguardano, Acilia, San Basilio, nomi evocati come sinonimi di crimine e prepotenze. Ma giustificare il loro operato attribuendolo esclusivamente al loro contesto sociale, chiudere il discorso scansando dal loro cuore la colpa di quanto commesso, sarebbe sbagliato e profondamente superficiale. Sono loro ad aver sparato, e saranno loro a pagare.
Allo stesso tempo, nessun uomo, che sia padre o educatore, può pensare che questa vicenda si chiuda soltanto con la lunga riabilitazione che dovrà affrontare Manuel. Anche Lorenzo e Daniel, se ha ancora senso parlare di pena e rieducazione, dovranno affrontare la loro riabilitazione, e verso Manuel e verso loro stessi.
Se a causa corrisponde effetto, è abbastanza semplice immaginare il futuro che attende questi tre ragazzi. Manuel, malgrado il colpo ricevuto, continuerà la sua vita, avrà gioie e soddisfazioni, perché se lo merita, perché lui e chi lo ha cresciuto ha piantato i semi giusti dentro al suo petto.
Per gli altri due, reietti a prescindere, un destino scritto dentro aule di tribunale, da crimine a crimine, senza mai luce di rinascita.
Eppure, tutti e tre sono figli di Roma, tutti e tre dovrebbero interessarci.
di Daniele Mencarelli
Piazza S. Pietro
11 dicembre 2019

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