Nel nuovo allestimento del museo archeologico regionale Antonino Salinas di Palermo, trovano ampio spazio le testimonianze dell’antica Selinunte. Le sculture che ornavano le metope dei templi sono affascinanti. Raccontano i miti del tempo, la vita degli dei, il loro rapporto con l’umanità. In questo inizio d’anno si aggiunge un’occasione preziosa, l’esposizione di alcuni disegni originali realizzati da Samuel Angell e William Harris, gli studenti inglesi d’architettura che scoprirono le metope nel 1823; nella mostra The Match, fino all’11marzo 2018, i disegni ottocenteschi concessi in prestito dal British Museum, sono a confronto con le metope. Chi osserva è rapito dai miti raccontati e rimane sospeso tra millenni di cultura. Nei pannelli della mostra è citato anche il barone palermitano Pietro Pisani, alto funzionario dell’amministrazione borbonica e che oggi potrebbe essere definito un manager. Chi era costui?
Appassionato d’arte e cultura, musicista, filantropo, Pisani ebbe incarichi
nelle attività sociali e si rivelò particolarmente innovativo per quei tempi.
Per conoscerlo ci aiuta l’opera Biografie e ritratti d’Illustri Siciliani morti
nel cholera l’anno 1837, pubblicata a Palermo dai Linares nel 1838. «L’uomo
buono è la più nobile opera di Dio»: con questo pensiero di Alexander Pope
inizia la biografia di Pisani pubblicata con quelle di altri dodici personaggi
celebri stroncati dal colera che aveva imperversato per due anni nella penisola;
a corredo i ritratti eseguiti dal pittore palermitano Giuseppe Patania.
Pisani, nato a Palermo, si laureò nelle scienze legali per accontentare il
padre e, seguendo le proprie inclinazioni, si specializzò nella composizione
musicale; ebbe otto figli e la sua casa fu spesso ritrovo di artisti. Nel 1799
fu nominato ufficiale della Real Segreteria di Stato da Ferdinando iv di Borbone
che si era trasferito a Palermo a causa della rivolta napoletana. Nel 1815 la
morte del suo secondo figlio, Antonino, lo gettò nella più nera disperazione,
tanto che diede addio alla musica e vestì gli abiti di lutto per il resto della
vita. Ma l’incarico nella Real Segreteria presso il luogotenente generale di
Sicilia gli consentì di riavvicinarsi alle arti che aveva amato in gioventù.
L’occasione fu la scoperta delle metope di Selinunte. Come accennato, nel 1823 i
due giovani inglesi Samuel Angell e William Harris avevano scavato, senza
permesso, fra le rovine dei tempi di Selinunte, trovando molti frammenti di
scultura che intendevano portare al British Museum. Ma per l’importanza dei
reperti il governo negò il permesso e ne dispose il trasferimento al museo
dell’università di Palermo. La direzione del restauro e della ricomposizione fu
affidata a Pisani, assistito da Samuel Angell che provvide con William Harris a
realizzare i circa duecento disegni conservati al British Museum. Harris tornò a
Selinunte dove morì di malaria a soli 27 anni.
Pisani pubblicò nel 1823 un
breve e documentato saggio, Memoria sulle opere di scultura in Selinunte
ultimamente scoperte. Nel frattempo aveva assunto l’incarico di direttore della
Casa dei Matti. E cominciò una nuova vita, di virtù e di beneficenza, senza
bisogni se non la cura dei malati mentali in cui trovava il conforto della
carità. Rileggiamo alcuni passi della biografia dei Linares. «Un antico
scellerato pregiudizio condannava a un’eterna e dura prigionia i disgraziati che
avevano perduto il ben dell’intelletto. Pisani si trovò di fronte a catene,
percosse, tormenti. Un luogo di afflizione dolori, tirannide, indegno del genere
umano. In breve s’impegnò per far costruire un ricovero adatto con giardini e
viali alberati, camere pulite. Nel 1824 inaugurò il nuovo ospedale psichiatrico.
Si rifece agli interventi degli psichiatri francesi che a fine ‘700 avevano
liberato i malati mentali dalle catene e dalla superstizione. Avvicinò i malati
con pazienza e impegno, affrontò una vita di fatica affinché i folli
ritrovassero il piacere della vita. Li allettò con il canto, coi giochi, con
promesse, con le carezze. Così rese più mite la loro sorte, più concreta la
guarigione e tutti lavoravano nella Casa». Nel 1831 gli fu anche affidato il
conservatorio di musica degli Spersi; lo tolse dallo squallore in cui era, vi
fondò una scuola di contrappunto.
Pisani fu universalmente celebrato ed
amato, prestigiose accademie lo ricercavano e gli richiedevano le regole per la
Casa dei Matti. Ma non s’allontanava dai suoi principi di carità. Nel 1837
quando a Palermo scoppiò il colera si richiuse coi suoi cari figli (così
chiamava i malati), prodigando loro ogni aiuto. Mentre i custodi si tenevano
alla larga dagli infermi, egli li soccorreva, li abbracciava e finché visse, 6
luglio 1837, la morte sembrava non dare segni in quei luoghi.
di Claudio Riolo
Piazza S. Pietro
08 dicembre 2019

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