«Alla base del suo impegno non poteva non esserci il riferimento diretto alle donne del Vangelo, Maria e Maria Maddalena, e al richiamo di san Paolo all’unità in Cristo di schiavo e libero, giudeo e greco, uomo e donna». Così scrive Roberto Violi in Maria De Unterrichter Jervolino (1902-1975). Donne, educazione e democrazia nell’Italia del Novecento (Studium, 2014), e proprio qui sta il merito della ricerca dello storico italiano. Ripercorrendo infatti la ricca e complessa biografia di Maria De Unterrichter, trentina appassionata di politica e di educazione, presidente nazionale della Fuci, membro della direzione generale della Democrazia Cristiana, eletta prima alla Costituente e poi deputata, a lungo sottosegretaria alla Pubblica istruzione. Violi ne ricostruisce il percorso indagandone anche le radici spirituali ed etiche. Ritiratasi dalla politica nel 1963, nonostante le insistenze del partito, da allora Maria si dedicò a tempo pieno alla pedagogia, ricoprendo per quasi trent’anni la carica di presidente dell’Ente Opera Nazionale Montessori. Ricordata da quanti la conobbero e con lei collaborarono come donna energica e serena, De Unterrichter era convinta che la cultura dovesse divenire «cibo per menti affamate». E ciò anche perché «il linguaggio non è semplicemente un agglomerato di parole, è tutto un mondo psichico e materiale che le parole rappresentano». (@GiuliGaleotti)
Piazza S. Pietro
11 dicembre 2019
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