È il risultato di uno studio condotto nella Pontificia Università Gregoriana, con la speranza di offrire degli spunti utili a riflettere in termini etici sulla piaga degli abusi sessuali nella Chiesa, il volume — a firma di chi scrive — Dalla parte dei piccoli (Molfetta, Edizioni la meridiana, 2018, pagine 150, euro 15).
Si tratta di un fenomeno che ha sconvolto e sconvolge
l’opinione pubblica in modo particolare: i chierici hanno il compito di
accogliere il fedele e condurlo alla conoscenza di Dio. Tuttavia, nel momento in
cui qualcuno di essi si macchia di un così grave peccato e reato, tale
accompagnamento viene meno e si costruisce una relazione distorta tra
l’abusatore e il minore. Ne risente il grado di stima personale verso il
chierico ma, soprattutto, la fiducia e il legame del fedele con la Chiesa.
Dunque, vi sono diversi livelli di abuso: fisico e sessuale, spirituale e di
potere.
Il libro propone una breve digressione su alcuni eventi verificatisi
tra il 2000 e il 2017 negli Stati Uniti, in Messico, in Irlanda, in Germania e
in Australia, presi in considerazione per alcune particolarità comuni, quali gli
scandali per il silenzio delle istituzioni ecclesiastiche con forti
ripercussioni sulla vita delle vittime e, più in profondità, la mancanza di
procedure di prevenzione che mostrano diverse lacune nel campo della formazione.
La conoscenza dei fatti implica una capacità maggiore di analizzare e discernere
il fenomeno in modo imparziale, al punto tale da aprire la strada a soluzioni
che siano a beneficio di tutti.
Per questo, nel libro si fa riferimento ad
alcune statistiche — come quelle del John Jay College — che possano mettere in
luce parte della situazione all’interno della Chiesa. Anche se non è l’unica a
essere macchiata di tali reati, essa è consapevole di percorrere un cammino di
rinnovamento che non cerca capri espiatori o passa sotto silenzio quanto accade
ma è indirizzato verso la tutela dei più piccoli.
Andando avanti nel testo,
si cerca di analizzare, in termini non troppo tecnici ma accessibili, alcune
norme canoniche che regolano le procedure giuridiche ecclesiastiche in materia
di abusi sui minori nonché vari documenti del magistero degli ultimi tre
Pontefici, che hanno mostrato nel tempo l’impegno costante e in progressiva
crescita della Chiesa universale nel contrasto a tale piaga.
Si percorrono
gli anni dell’emanazione da parte di Giovanni Paolo ii del motuproprio
Sacramentorum sanctitatis tutela (2001), della Lettera di Benedetto xvi ai
cattolici di Irlanda (2010) e della stesura delle Nuove norme sui delicta
graviora (2010), per un riadattamento delle norme già esistenti; viene
analizzata la Lettera circolare della Congregazione per la dottrina della fede
per aiutare la conferenze episcopali a preparare le linee guida per il
trattamento di abusi sessuali dei minori da parte dei chierici (2011) come
attuazione del principio di sussidiarietà, colonna portante del magistero
sociale cattolico. Proseguendo nella linea dei suoi predecessori, Papa Francesco
istituisce la Pontificia commissione per la tutela dei minori (2014), con il
compito di proporre iniziative in tale campo, in collaborazione con le autorità
ecclesiastiche competenti, e stila il motuproprio Come una madre amorevole
(2016) per una normativa volta a punire i reati di abuso d’ufficio episcopale,
specie di fronte agli abusi sessuali.
La riflessione prosegue considerando
due punti centrali: la formazione umana e il potere.
La formazione umana, che
costituisce la base dell’intera personalità e permette la conformazione della
persona a Cristo, è un processo poliedrico: deve essere motivata dal
soprannaturale per poter condurre l’individuo a Dio, essere particolare della e
per la persona, implicare un’autoformazione per far sì che il formando giunga al
vero esercizio della virtù, essere integrale e unirsi armonicamente a tutte le
altre aree della formazione, trovare la propria identità apostolica in virtù
della vocazione a essere apostoli di Cristo, esprimersi in modo graduale nel
rispetto del processo di maturazione di ogni singolo e, infine, essere
permanente perché nessuno si consideri mai completamente formato.
Si tratta
di un processo continuo di formazione spirituale e fisica verso la maturità
affettiva, che permetta al futuro chierico di vivere rettamente il celibato,
acquisendo la capacità di vigilare sul proprio corpo e di intraprendere
relazioni umane caste in virtù della propria natura di “persona sessuale”.
Dunque, la formazione umana prevede necessariamente anche il rapporto con il
proprio corpo.
La questione della formazione si lega strettamente
all’analisi sull’abuso di potere, il quale si presenta su due livelli
principali: spirituale e gerarchico.
In generale, il potere è una relazione
che riguarda tutta la vita della persona: nella concezione cristiana, ogni
posizione di potere ricoperta è un dono che proviene direttamente dall’autorità
di Dio. Il fine del potere è il bene: dove quest’ultimo viene meno, la relazione
viene svuotata del suo significato più profondo.
Un chierico non formato nei
termini qui usati non si mostra capace di costruire relazioni che mettano al
centro la persona umana del fedele e il suo bene. A questo punto emergono le
dinamiche etiche di un abuso di potere spirituale: non riconoscendo la natura
della propria vocazione, il chierico si pone in una condizione di superiorità
nei confronti del minore e gli impone una relazione distorta, tra l’altro,
manipolandolo sulla giustizia o meno di tale approccio. L’essere umano è per
natura “in relazione”: nel caso degli abusi sessuali, l’abusatore viene meno al
principio della centralità della persona e sottomette l’abusato a un processo
criminalizzato dalla mancanza del consenso da parte della vittima: in questi
casi, vista la minore età dei soggetti, l’eventuale presenza del consenso non
dovrebbe essere considerata nella definizione dell’abuso.
Un altro aspetto
importante riguarda l’abuso di potere gerarchico: molto spesso l’istituzione ha
coperto gli abusatori a causa di un clericalismo che ha implicato l’insorgere di
conseguenze molto gravi sulla vita delle vittime e sull’istituzione stessa. Tale
atteggiamento nasconde la verità a beneficio di un benessere istituzionale
secondario rispetto al primato della persona. Molto spesso il clericalismo ha
spianato la strada alla tendenza di coprire i sacerdoti colpevoli a difesa della
ragion di stato e a scapito della verità, negando di fatto il modello proposto
da Cristo.
Gli spunti offerti nel libro costituiscono una piccola parte della
riflessione sulla piaga degli abusi nella Chiesa. Lavorare sulla formazione
umana e su una retta concezione del potere, sulla base di un approccio
antropocentrico concentrato sulla dignità della persona, potrebbe costituire un
deterrente per eventuali abusi futuri nonché permettere alle autorità e alle
personalità competenti di fornire la giusta assistenza anche agli
abusatori.
Si auspica di poter essere di aiuto nella costruzione di procedure
e programmi di prevenzione e tutela dei minori che si interessino di tutti i
soggetti sul campo ma con l’obiettivo di rimanere sempre schierati dalla parte
dei piccoli.
di Angela Rinaldi
Piazza S. Pietro
15 febbraio 2019

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