Comey
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, «ha mentito su di me e sull’Fbi. E Mosca ha interferito sul voto americano». Questo il nocciolo della testimonianza resa ieri, sotto giuramento, dall’ex direttore dell’Fbi, James Comey, davanti alla commissione intelligence del senato statunitense.
Sul Russiagate (l’inchiesta sui presunti legami tra il Cremlino e lo staff di Trump), Comey ha confermato che il presidente gli chiese di lasciar perdere le indagini sull’allora consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, poi licenziato. Nell’audizione sono emersi inoltre particolari sul ruolo del segretario alla giustizia Jeff Sessions. A febbraio Sessions chiese di essere escluso dall’inchiesta sulle interferenze russe nelle ultime elezioni perché era venuto fuori un suo incontro con l’ambasciatore russo Serghiei Kislyak durante la campagna elettorale, incontro che Sessions aveva omesso di menzionare durante il suo processo di conferma. Ieri Comey ha detto che Sessions si sarebbe tirato fuori dall’inchiesta «per una grande varietà di ragioni», che non può rivelare nell’audizione pubblica perché ancora oggetto di indagini. Durante l’udienza, Comey si è detto convinto che «la Russia abbia interferito nelle elezioni americane e che cercherà di farlo ancora. Non sono devoti a un partito o un altro, lavorano solo per ottenere vantaggi per loro stessi». Ciononostante, l’ex capo Fbi ha ribadito la sua fiducia sul fatto che nessun voto sia stato alterato, anche se sono «almeno centinaia» o forse «migliaia» le istituzioni americane prese di mira dagli hacker russi durante la campagna presidenziale del 2016. A una domanda sulla possibile collusione tra Trump e la Russia durante la campagna elettorale, Comey ha affermato «di non poter rispondere», sottolineando che sarà l’inchiesta a chiarire la questione. In generale Comey, che ha avuto nove colloqui con Trump, si è detto «confuso» e «preoccupato» sulla vicenda del suo licenziamento, che «prendendo in parola Trump è dovuto al modo in cui lui stava dirigendo l’indagine sulla Russia». Fino ad allora «mi era stato ripetuto che stavo facendo un gran lavoro. Trump ha scelto di mentire e di diffamare me e l’Fbi».
Piazza S. Pietro
22 febbraio 2019

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