Militari presidiano le strade
Le forze dell’ordine tunisine hanno ristabilito la calma su tutto il territorio nazionale dopo le proteste contro l’aumento dei prezzi deciso dal governo nell’ambito di una serie di misure di austerità. Unica eccezione, la località di Siliana, nel nord ovest del paese africano, dove sono scoppiati scontri tra alcuni giovani e reparti della polizia schierati per contenere le proteste.
A tracciare il quadro della situazione, questa mattina, è stato il portavoce del ministero dell’interno Khalifa Chibani, parlando di 778 persone — di cui 151 ieri — arrestate negli scontri delle ultime notti tra gruppi di giovani manifestanti e forze di polizia. Tra gli arrestati anche sedici estremisti. Sono 96 i poliziotti rimasti feriti e 87 i mezzi di servizio danneggiati negli scontri. Il portavoce del ministero dell’interno ha tenuto a sottolineare che le proteste violente degli ultimi giorni non hanno nulla a che vedere con le manifestazioni legittime contro l’aumento dei prezzi e il carovita, definendole piuttosto come atti vandalici, tentativi di saccheggio, devastazioni di beni pubblici e privati a opera di gruppi di violenti. Unità dell’esercito hanno affiancato in molti casi quelle della polizia a difesa degli edifici pubblici. Gli attivisti della campagna invitano la popolazione a far sentire le «richieste collettive come posti di lavoro e riduzione dei prezzi». I militanti chiedono la revisione della legge finanziaria e contestano il governo per l’aumento delle tasse.
Al momento la Tunisia sta affrontando un’impennata dei prezzi di diversi beni di prima necessità, mentre il bilancio dello stato ha visto affrontare una sostanziale diminuzione delle risorse a disposizione del governo. La legge di bilancio per il 2018 ha previsto l’aumento dei prezzi del pane e di altri beni di prima necessità per la prima volta dalla rivoluzione del 2011.
Piazza S. Pietro
23 aprile 2018

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