In Bahrein Washington
Si tiene domani in Bahrein la conferenza economica sul Vicino e Medio oriente nel corso della quale si attende che venga illustrato un piano da 50 miliardi di dollari che gli Stati Uniti intenderebbero investire nei territori palestinesi lungo la Cisgiordania e la Striscia di Gaza e per sostenere l’economia delle aree limitrofe negli stati confinanti di Giordania, Libano ed Egitto. Il piano sarà presentato da Jared Kushner, consigliere della Casa Bianca e genero del presidente Donald Trump. Le risorse, secondo il piano Usa, saranno erogate da una «banca multinazionale per lo sviluppo» e controllate da un comitato esecutivo che sarà appositamente nominato. I 50 miliardi di dollari di finanziamenti dovrebbero provenire da un mix di sussidi, prestiti e investimenti privati e saranno concentrati su progetti e iniziative riguardanti i settori delle telecomunicazioni, del turismo e della sanità, per rafforzare i pilastri dell’economia, dei servizi sociali e delle istituzioni. Nella proposta anche lo sviluppo di un porto egiziano vicino al Canale di Suez per rafforzare il commercio e il turismo nella regione, sfruttando la via di collegamento tra il Mar Mediterraneo e il Mar Rosso. Secondo la Casa Bianca, il piano porterà almeno a un raddoppio del pil palestinese nei prossimi dieci anni, rafforzando l’occupazione e riducendo del 50 per cento la povertà. La seconda parte del piano messo a punto da Kushner, quello relativo alle implicazioni politiche, sarà svelato in autunno. Alla conferenza nel Bahrein parteciperanno anche Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Marocco, gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar e rappresentanti dell’Unione europea, del Fondo monetario Internazionale e delle Nazioni Unite. Per la Casa Bianca, il piano è «il più ambizioso e ampio sforzo internazionale di sempre per il popolo palestinese». Secondo Washington il progetto «ha la capacità di trasformare radicalmente la Cisgiordania e Gaza e aprire un nuovo capitolo della storia palestinese, non caratterizzato da avversità e perdite, ma da libertà e dignità».
Il piano tuttavia non sembra raccogliere consensi unanimi. Hamas rigetta sia l’incontro in Bahrein sia l’annunciato contenuto del piano. Ad annunciarlo in una conferenza stampa a Gaza, il leader della fazione islamica Ismail Haniyeh, definendo l’incontro in Bahrein «una via per la normalizzazione dei legami con l’occupazione». «Non conosciamo i dettagli dell’“accordo del secolo” — ha aggiunto Haniyeh usando il termine adoperato da Trump per descrivere il suo piano di pace — ma gli Usa gli hanno preparato la strada con il trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme, con il riconoscimento della sovranità israeliana sulle Alture del Golan, con l’accelerazione delle colonie in Cisgiordania e il mantenimento del blocco a Gaza: tutti questi sono passi pericolosi che non accettiamo». Il capo di Hamas ha poi attaccato l’Autorità nazionale palestinese (Anp) del presidente Abu Mazen che «impone molti ostacoli per far abortire i tentativi messi in atto per la riconciliazione». A una domanda sul perché Hamas non abbia contatti diretti con Israele, Haniyeh ha risposto che «negoziati con il nemico non sono in via di principio uno sbaglio ma a ora con queste condizioni è un crimine nazionale farlo». In 25 anni di negoziati unici con Israele — ha spiegato — l’Anp ha avuto come risultato «maggiori colonie in Cisgiordania e il fallimento nel raggiungere uno stato palestinese indipendente».
La replica di Israele non si è fatta attendere: «Non posso capire come i palestinesi, prima ancora di aver sentito il piano, lo respingano. Non è questo il modo di procedere», ha detto il premier Benyamin Netanyahu. In visita nella valle del Giordano insieme al consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, Netanyahu ha invece assicurato che il suo paese valuterà il piano «con correttezza e apertura».
Piazza S. Pietro
15 dicembre 2019

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