New York, 13. Il rapporto finale delle Nazioni Unite sull’uso delle armi chimiche in Siria afferma che ci sono «prove dell’utilizzo dei gas» in cinque dei sette casi analizzati dagli esperti Onu. Ma non indica alcuna responsabilità: il rapporto infatti non specifica se a usare le armi chimiche siano stati i ribelli o le forze di Assad.
Nella località di Al Ghouta, uno dei casi esaminati, è stato riscontrato l’uso di armi chimiche «su scala relativamente ampia contro i civili, tra cui bambini» Il rapporto — consegnato ieri dal capo della missione Onu, Ake Sellström, al segretario generale Ban Ki-moon — cita «prove o informazioni credibili» relative anche agli attacchi compiuti a Khan al Assal, Jobar, Saraqueb e Ashrafieh Sahnaya. Mentre non è stato possibile raccogliere prove credibili a Bahhariyeh e a Cheikh Maqsoud. In alcuni episodi, infatti, gli esperti non sono riusciti a stabilire collegamenti diretti e verificabili tra l’attacco, il sito e le vittime. Il dossier viene presentato oggi pomeriggio da Ban Ki-moon in assemblea generale e lunedì nell’ambito di una riunione del Consiglio di sicurezza.
Intanto, continua il confronto internazionale in vista della conferenza internazionale di pace, la cosiddetta Ginevra 2. In base a quanto riferito da fonti di stampa, saranno più di trenta i Paesi invitati al summit, previsto per il 22 gennaio in Svizzera. La conferenza sarà presieduta da Ban Ki-moon. Tanto il Governo di Damasco quanto l’opposizione siriana — riferiscono le stesse fonti — dovranno fornire alle Nazioni Unite una lista dei partecipanti entro il 27 dicembre. Dopo la conferenza, la delegazione siriana dovrebbe avere un incontro il 24 gennaio presso la sede Onu di Ginevra con l’inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega araba, Lakhdar Brahimi.
Piazza S. Pietro
16 dicembre 2019

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