
Il Myanmar continua a soffrire. Una serie di scosse sismiche, infatti, si sono registrate nuovamente nel Paese asiatico, che il 28 marzo scorso era stato duramente colpito dal terremoto di magnitudo 7,7 causando la morte di 3.798 persone e il ferimento di quasi 5.000 e che da quattro anni è sprofondato in una guerra civile dopo il colpo di stato militare del febbraio 2021. L’ultimo sciame sismico, lunedì scorso, ha causato secondo l’Unità di monitoraggio dei terremoti del Dipartimento meteorologico thailandese, una serie di scosse: «la più forte di magnitudo 4,8 è stata registrata a una profondità di 10 chilometri».
«Alle famiglie che vivono sfollate, a coloro che si riparano sotto tetti di fortuna, ai tanti che piangono la perdita dei propri cari o desiderano ardentemente tornare alle loro case: la vostra sofferenza è vista da Dio», ha affermato l’arcivescovo di Mandalay, monsignor Marco Tin Win, in un messaggio rivolto ai fedeli in occasione della Pasqua. «Per il popolo del Myanmar — ha scritto il presule — la Quaresima è diventata un’esperienza che dura tutto l’anno. La sofferenza causata dal conflitto armato, dagli sfollamenti e ora da disastri naturali come il recente terremoto, ha portato un dolore immenso. Famiglie distrutte, l’istruzione dei bambini interrotta, intere comunità che vivono nell’incertezza. Come vostro pastore, anch’io porto questo dolore. Il mio cuore soffre per il dolore del mio popolo». Dopo il terremoto, i militari al potere hanno chiesto assistenza internazionale soprattutto a Russia e Cina, Paesi amici, e aiuti sono arrivati dai vicini del sud-est asiatico, quali Thailandia, Indonesia, Filippine.
Nonostante gli effetti devastanti del terremoto la guerra civile è ancora in atto. Solo pochi giorni fa un raid dell’esercito ha ucciso 22 persone, tra cui 20 bambini, colpendo una scuola nella municipalità di Depayin, nella regione di Sagaing.
Il Paese è in ginocchio e la popolazione è stremata. Serve praticamente tutto: acqua, cibo, vestiario, medicine, kit igienici. Il mese scorso la comunità internazionale, inclusa l’Unione europea, ha stanziato fondi, ma le difficoltà logistiche e il conflitto rendono la distribuzione degli aiuti complessa. In sostanza, la popolazione è alle prese con la povertà, la fame e un futuro molto incerto. (francesco ricupero)