Pellegrinaggi giubilari diocesani
Con la pace e la gioia

di Luciano Zanardini
«La condivisione ha alimentato il senso di comunità e ha fatto crescere il legame con la Chiesa locale. Sono stati giorni di vera pace e gioia nel cuore». Salvina sintetizza così il significato del pellegrinaggio compiuto dalla diocesi di Brescia a Roma nei giorni scorsi, con più di 800 partecipanti.
Accompagnati da trenta sacerdoti e dal vescovo Pierantonio Tremolada, i fedeli hanno attraversato la Porta Santa e partecipato alle celebrazioni nelle basiliche papali di San Pietro — dove ha presieduto la messa il cardinale decano Giovanni Battista Re, nativo di Borno —, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore, tappe di un cammino iniziato nel santuario mariano del Divino Amore.
L’emozione si poteva toccare con mano durante il passaggio dalla Porta Santa della basilica Vaticana e la professione di fede sulla tomba del primo degli apostoli, come anche durante la preghiera sulla tomba di san Paolo vi, nato a Concesio. «Papa Francesco ci ha consegnato l’espressione “pellegrini di speranza” e vorrei — ha affermato Tremolada — che questo sentire si realizzasse all’interno del cuore di ciascuno. Il mondo ha bisogno di speranza e la trova laddove risiedono le cose semplici della vita. L’importante è che il nostro agire sia sempre caratterizzato dalla positività proveniente dalla fede. La Chiesa è e può essere ancora di più speranza per il mondo, come voi fedeli che siete “tessitori di speranza” e avete il compito di far percepire la bellezza del Vangelo alle persone che incontriamo».
E al Pontefice argentino ha rivolto un pensiero Cristina: «Abbiamo pregato per lui. Non abbiamo potuto partecipare all’udienza del mercoledì ma gli siamo vicini nella forma che lui più preferisce».
Luca ha sottolineato «l’importanza di condividere con i compagni di viaggio le esperienze e avvicinare le persone che normalmente si incontrano in parrocchia, ma con cui non abbiamo confidenza. È bello pregare, ringraziare e ricordare le nostre necessità». Nelle parole dei pellegrini ritorna più volte anche il “desiderio di pace” simboleggiato, secondo Angelo, dal «pastore che guida il suo gregge ad Petri Sedem” nell’Anno Santo della speranza”. Emanuele è rimasto «colpito dalla vicinanza delle persone al nostro vescovo. Si vede che gli vogliono bene; c’è un popolo che ancora crede nella Chiesa e si affida alla Chiesa».
Monsignor Tremolada ha anche ricordato come nei suoi sette anni di episcopato la diocesi di Brescia abbia cercato di «dare alla nostra testimonianza la sua forma più vera, più fedele al Vangelo e più adeguata ai tempi. Abbiamo dato continuità ad alcune scelte pastorali, come la costituzione delle Unità pastorali, e aperto un discernimento su aspetti significativi della vita ecclesiale: la pastorale giovanile, l’iniziazione cristiana dei ragazzi, l’accompagnamento delle famiglie (in particolare quelle ferite), la comunione tra credenti in una prospettiva interculturale e il dialogo interreligioso. Senza mai perdere di vista il primato della carità, nella duplice direzione della fraternità cristiana e del servizio ai poveri».
A partire da tali considerazioni, la diocesi ha deciso di mettersi in ascolto del territorio, attraverso visite giubilari nelle zone pastorali, provando «a fissare lo sguardo — occhi, mente e cuore — sul presente e sul futuro della nostra Chiesa, mettendoci con fiducia in ascolto dello Spirito. Vogliamo capire sempre meglio — ha concluso il presule — cosa significhi oggi far sentire che il Vangelo è fonte di gioia e di pace per tutti coloro che sono chiamati ad affrontare l’avventura della vita».