
Il continente afflitto dalla tirannia degli interessi e paralizzato da violenze e guerra
di Benedetta Capelli
L’uomo malato schiavo di una condizione ormai cronicizzata è il riferimento a cui guarda il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin per definire «l’umanità e anche la nostra Europa. Afflitta da troppo tempo dalla tirannia degli interessi di parte, essa è paralizzata dalle dinamiche della violenza e della guerra, che hanno delle ripercussioni assurde anche sul piano politico ed economico». È uno dei passaggi più incisivi dell’omelia pronunciata dal porporato che ha presieduto nella mattina di oggi, primo aprile, la messa all’altare della cattedra nella basilica Vaticana in occasione della seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia.
L’umanità ha ormai il «cuore indurito» e, spiega il segretario di Stato, deve fare i conti con i suoi fallimenti, «in preda alla follia del potere da una parte e pesantemente ferita dalla violenza dall’altro». È uno scenario difficile e complesso nel quale «le potenti parole di Gesù» sono la strada per cambiare la realtà. «“Vuoi guarire?”, vuoi realmente affrancarti dalle logiche illusorie che ti paralizzano? Perché prima di tutto bisogna mettere in moto le tue risorse interiori. Se è così, allora “alzati, prendi la tua barella e cammina”. Vale a dire: liberati da tutto ciò che ti impedisce di incamminarti verso la guarigione e la pace».
L’uomo malato può dunque guarire solo se si accosterà alla «fonte dell’acqua zampillante» «tutta racchiusa nel cuore di Cristo» che ha «il potere di fare rifiorire tutto ciò che lambisce» perché «dotata di insospettabili proprietà terapeutiche».
«La Porta Santa, aperta per il Giubileo della speranza che oggi voi avete varcato — evidenzia Parolin —, è segno eloquente della persona stessa del Salvatore, che spalanca l’accesso alle sorgenti della salvezza. “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”». È all’acqua viva che il segretario di Stato guarda per illuminare la seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia: «Dopo il lavoro capillare svolto nella fase narrativa e quello lucido e paziente di quella sapienziale», oggi si affronta la terza e ultima fase definita «profetica» nella quale si è chiamati ad assumere «alcune scelte evangeliche che le nostre Chiese saranno chiamate a riconsegnare al popolo di Dio, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio, dal 2025 al 2030».
«Un tempo prezioso e fecondo», afferma il cardinale, per le scelte pastorali dei prossimi anni. Un tempo necessario anche per sanare le ferite dell’uomo che «non guarisce con consigli o terapie provenienti da fuori, ma quando, grazie alla parola del Cristo, può attingere alla fonte divina interiore che in lui aveva smesso di sgorgare. Così, Gesù gli ridona le energie per tornare ad essere autonomo: l’autentica guarigione avviene ricominciando ad avere parte alla vita divina».
Il segretario di Stato nella sua omelia guarda anche alle sfide che la Chiesa di oggi è chiamata ad affrontare, come «quella di accompagnare i credenti alla consapevolezza di ciò che essi sono», riscoprendo la grazia del battesimo perché, come sosteneva sant’Agostino, la fonte d’acqua che zampilla per la vita eterna non inaridisce mai. «Sono personalmente a conoscenza del fatto — afferma — che vi stanno particolarmente a cuore le questioni legate all’iniziazione cristiana e alla trasmissione della fede, soprattutto alle giovani generazioni. Ma non dobbiamo avere paura» perché «la Chiesa sinodale per essere missionaria deve restare immersa in Cristo». «La Chiesa italiana, in questa fase profetica del suo cammino sinodale, saprà senz’altro indicare le scelte necessarie per gli anni a venire, se attingerà chiarezza e slancio missionario — prosegue il porporato — dalla consapevolezza che noi cristiani siamo portatori di un dono incommensurabile. Allora sì, saremo in grado di donare la parola risanatrice di cui il nostro mondo malato ha un disperato bisogno».
Concludendo la sua riflessione, il segretario di Stato esorta a riscoprire il «tesoro unico» che i cristiani possiedono, un dono «preziosissimo e non reperibile altrove» da condividere con gli uomini e le donne di questo tempo. «Se ne fossimo tutti pienamente consapevoli, — evidenzia — saremo autentici “discepoli missionari” desiderosi di condividere questa risorsa immensa che è la persona viva del Risorto. Questa fonte interiore che abita nel cuore della Chiesa e nel cuore di ogni credente è il Cristo, il Cristo vivente in noi, sorgente inesauribile di acqua che zampilla per la vita eterna». Infine la preghiera a Maria perché, con la sua materna protezione, accompagni la seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia.
All’inizio della celebrazione, il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) Matteo Maria Zuppi ha ringraziato il cardinale Parolin per l’accompagnamento di questi giorni, a testimonianza del legame particolare della Chiesa italiana con la sede di Pietro. Un accompagnamento anche personale perché il segretario di Stato è «figlio della Chiesa italiana» e in questi anni ha incoraggiato tante realtà e diocesi mostrando apertura e vicinanza nel cammino di «pellegrini di speranza — ha concluso il cardinale Zuppi — del nostro tempo e del nostro Paese».