· Città del Vaticano ·

Verso la Giornata mondiale dei bambini/3

Nel mondo intero
lo stesso sorriso

 Nel mondo intero lo stesso sorriso  QUO-096
27 aprile 2024

I campi estivi del SeriousFun Children’s Network


Il sorriso di un bambino è il tesoro più prezioso al mondo. E se a sorridere sono dei bambini con malattie croniche o con gravi patologie come quelle oncologiche, il loro sorriso diviene, allora, ancora più bello, ancora più contagioso. Avviene così che la sofferenza si tramuta in sfide e giochi da vincere, una realtà che vi portiamo ad esplorare in questa nuova tappa del nostro viaggio nel mondo dell’infanzia, in vista della prima Giornata mondiale dei bambini, voluta da Papa Francesco, in programma il 25 e 26 maggio prossimi a Roma.

Coniugare la malattia e la gioia di stare insieme è possibile nei campi estivi — i camps, così sono chiamati — creati da SeriousFun Children’s Network, organizzazione mondiale istituita dall’attore Paul Newman nel 1988. Dalla sua fondazione a oggi, sono 1.700.000 i bambini e i familiari che hanno partecipato ai programmi di questa istituzione che offre gratuitamente programmi di terapia ricreativa a bambini e ragazzi con patologie gravi o croniche, dedicando anche programmi speciali a genitori, fratelli e sorelle.

Jimmy Canton è chief executive officer dell’Hole in the Wall Gang Camp negli Stati Uniti, in Connecticut, il primo camp fondato da Paul Newman. È la memoria storica dell’organizzazione: era accanto al famoso attore statunitense quando il sogno diveniva realtà. Tra ricordi e soprattutto proiezioni verso il futuro, Jimmy Canton focalizza subito l’attenzione su uno dei pilastri dell’istituzione americana: «Già come è progettato, l’ambiente trasporta i bambini lontano dalla condizione di malattia. Li invita a immaginare di entrare in una dimensione in cui le sfide della loro vita non possano essere una barriera e un peso. Al camp, in questo nuovo spazio, possono essere semplicemente bambini e non fare costantemente i conti con la malattia». I camp, allora, riescono a «liberarli, sollevarli dal peso che stanno affrontando; liberarli dalle sfide davvero grandi che stanno vivendo. Si riesce così a creare quello spazio in cui possono semplicemente godersi la vita. Dove possono ridere, partecipare pienamente ai nostri programmi perché abbiamo pensato alle loro esigenze: da noi possono sentirsi completamente inclusi», ci spiega Canton.

Una visione, un movimento del cuore, quello del SeriousFun Children’s Network, che è riuscito ad avere un respiro internazionale grazie alla presenza dell’organizzazione in ben trenta paesi del mondo. Fra questi, l’Italia che ha sposato il programma grazie all’imprenditore Vincenzo Manes: nel 2007 nasceva Dynamo Camp. Dalla sua fondazione, sono 69.721 i bambini con gravi patologie che hanno goduto dei suoi programmi, in collaborazione con 97 ospedali e 85 associazioni di genitori o di patologia in tutta Italia. Oltre 75, le patologie ospitate.

Maria Serena Porcari, consigliere delegato della Fondazione Dynamo dal 2004 e membro del consiglio d’amministrazione del network mondiale, riesce a fornirci una panoramica internazionale di questa meravigliosa realtà: «Dynamo Camp fa parte della rete dei trenta Camps e Programs che si trovano in tutte le parti del mondo: in Europa, negli Stati Uniti, alcuni in Africa e in Asia. Circa ogni tre mesi abbiamo un consiglio di amministrazione negli Stati Uniti. Cerchiamo anche di organizzarne uno in Europa. Abbiamo così la possibilità di scambiarci competenze e discutere delle best practices. Di lavorare insieme alle nuove sfide».

E i frutti di questa sinergia non mancano perché ogni bambino esce cambiato dall’esperienza del campo: «Abbiamo misurato con l’American Institutes for Research l’impatto del nostro programma sugli ospiti: abbiamo raccolto da tutto il mondo le risposte di 2.200 campers, ragazzi tra i 17 e i 30 anni. L’impatto riguarda soprattutto l’accettazione di sé, l’abilità di provare empatia e costruire relazioni di amicizia, la fiducia in sé stessi. Ci guida la missione di contribuire al diritto alla felicità di bambini e ragazzi con gravi patologie».

Felicità, parola alquanto complessa per chi deve affrontare malattie come quelle oncologiche o croniche. Una parola che sembrerebbe una sfida. Eppure sono i sorrisi di questi bambini ad essere al centro di tutto: felice dinamicità del gioco che non ammette barriere, steccati. Non c’è spazio alla malattia ma solo al desiderio di poter dire: «Ci sono riuscito! Anche io, come gli altri bambini, posso vivere una vita intessuta di relazioni, di felicità».

Elena Giorgini, development director dei Dynamo Programs, sottolinea come per tutti i campi del mondo ci sia una sorta di unico comune denominatore: «Una cosa accomuna tutti: sono i sorrisi. Quando ci incontriamo nei meeting internazionali e vengono proiettati questi grandi slide shows, le foto che arrivano da diversi posti del mondo sono tutte uguali: i bimbi hanno gli stessi sorrisi. È molto difficile distinguere quale bimbo sia di un campo piuttosto che di un altro. Credo che ciò sia in questa sinergia una grande ricchezza perché le linee guida, la formazione comune, seppur declinata in paesi diversi, dà gli stessi risultati». Quei sorrisi si propagano, si moltiplicano, così come gli abbracci perché anche gli adulti «vengono contagiati: la bellezza e la felicità sono veramente contagiosi in tutto il mondo», sottolinea Elena Giorgini.

Quando c’è la felicità avvengono i miracoli: il bambino e le famiglie appena arrivati al camp non possono credere che tutto questo «nuovo mondo» possa essere vero; molto spesso sono diffidenti perché la malattia il più delle volte chiude in sé stessi. Poi, appena trascorso il primo impatto, quando i bambini cominciano a giocare fra loro, tutto allora cambia e acquista il gusto della vita. La condivisione si fa gioia.

di Antonio Tarallo