· Città del Vaticano ·

Indulgenze
e scherzi della storia

Interior of Santi Giovanni e Paolo (Venice) - Honorius III by Leandro Bassano
25 aprile 2024

Prima che Bonifacio viii indicesse il Giubileo, nella seconda metà del Duecento due altre indulgenze plenarie — oltre quella, tradizionale, concessa a chi partiva per la crociata, esperienza, in ogni caso, all’epoca ormai prossima al capolinea — erano venute alla luce: entrambe a cadenza ciclica annuale, entrambe collegate a un tempo preciso. Si tratta dell’indulgenza cosiddetta della Porziuncola, in vigore dai primi ai secondi vespri del 2 agosto, e della Perdonanza aquilana, valida dai primi ai secondi vespri del 29 agosto, festa della decollazione di san Giovanni Battista.

Molto diversa, tuttavia, è la situazione documentaria ad esse relativa, poiché se per l’indizione della Perdonanza aquilana possediamo la lettera originale di Celestino v , che tuttora si conserva presso il Comune dell’Aquila, nessun documento e nessuna attestazione ci è rimasta invece riguardo all’indulgenza cosiddetta della Porziuncola nel pur ricchissimo corpus delle fonti agiografiche relative a san Francesco d’Assisi. La prima significativa attestazione in proposito è infatti il diploma del vescovo Teobaldo di Assisi (del 1310), che raccoglie e sintetizza testimonianze precedenti.

Se dobbiamo credere alla testimonianza di Francesco Venimbeni da Fabriano, la notizia che l’indulgenza sarebbe stata concessa oralmente a Francesco da Onorio iii prese a diffondersi negli anni Sessanta del xiii secolo soprattutto per merito di frate Leone. Secondo quanto risulta da alcuni frammenti della sua perduta Cronaca, nella seconda metà di quel decennio Francesco Venimbeni avrebbe infatti incontrato frate Leone ad Assisi, che gli avrebbe rivelato di aver udito dalla bocca dello stesso Francesco il racconto della concessione dell’indulgenza da parte del Papa.

Il dato si rivela particolarmente interessante, specie in considerazione del fatto che è ormai comunemente ammesso che proprio nel decennio successivo alla testimonianza leonina raccolta da Venimbeni, l’Ordine dei frati Minori cominciò a produrre testimonianze scritte per giustificare un vuoto documentario altrimenti incolmabile. La notizia di un’indulgenza concessa da Onorio iii cominciò dunque a circolare con il sostegno della cerchia dei superstiti compagni di Francesco, sebbene senza il supporto di nessun documento; peraltro, va sottolineato come la realtà stessa del fatto che si voleva asserire difficilmente poteva conciliarsi con quanto si evince dagli scritti del Santo. Lo stesso Bonaventura da Bagnoregio si mostrò piuttosto scettico di fronte a tale notizia: del resto, è possibile capirne i timori, forse accresciuti dal motivo che a propagare l’indulgenza furono, in primo luogo, frati nostalgici delle modalità di vita della prima fraternitas e piuttosto critici sull’evoluzione cui era andata soggetta la famiglia francescana.

Diversa, come si diceva, la situazione a L’Aquila, dove si conserva la lettera di Celestino v Inter sanctorum solemnia, con la quale l’anziano pontefice concesse l’indulgenza plenaria a quanti, pentiti e confessati, si fossero recati presso la chiesa di S. Maria di Collemaggio, in occasione della festa del martirio di san Giovanni Battista. Una decisione che venne poi tenacemente avversata da Bonifacio viii , il quale, tuttavia, appena pochi anni più tardi, fu a sua volta spinto a fare un’analoga concessione e a indire — nel 1300 — il primo giubileo dell’era cristiana.

Di fatto, a imporsi sarà soprattutto l’indulgenza della Porziuncola, passata poi alla storia come il “Perdono di Assisi”, a motivo e del sostegno della Chiesa e della grande diffusione delle diverse famiglie francescane, che a quell’indulgenza faranno riferimento propagandone la pratica tra i fedeli, mentre solo negli ultimi decenni la Perdonanza aquilana è tornata a far parlare di sé. Scherzi della storia, si dirà; o, forse, è anche vero che Dio si serve di tutto per chiamare gli uomini alla conversione. (felice accrocca)