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La buona Notizia
Il Vangelo della V domenica di Quaresima (Gv 12, 20-33)

L’ora della glorificazione

 L’ora della glorificazione  QUO-060
12 marzo 2024

Paolo dice: «i greci cercano la sapienza» e «il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio». Il Vangelo di Giovanni ci narra che alcuni greci a Pasqua vanno a Gerusalemme per adorare. Si avvicinano a Filippo con il desiderio di vedere Gesù. Filippo parla con Andrea e poi tutti e due vanno a trasmettere la richiesta a Gesù. La loro esitazione suggerisce che quegli stranieri desiderano un altro tipo di contatto con Gesù, un incontro privato con lui al di fuori delle folle che sono spesso attratte dalla sua predicazione e dalle guarigioni che compie.

“Greci” nel Nuovo Testamento spesso significa semplicemente “Gentili”. Se erano Greci colti, potrebbero essere andati a cercare Gesù perché vedevano in lui un maestro di saggezza, nella loro visione, un filosofo. Il che spiegherebbe la risposta di Gesù e, a quanto pare, la sua scelta di non incontrarli. Il fatto che i due discepoli siano andati da lui insieme suggerisce che quella richiesta, che non faceva appello alla sua compassione, poteva non essere benaccetta.

La risposta di Gesù è solo apparentemente sprezzante. Di fatto, è pregna di significato filosofico, in quanto infrange e trascende qualsiasi categoria del pensiero umano.

Gesù dice: «È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo». Quando parla di sé stesso come il Figlio dell’uomo, come spesso fa, usa la terza persona. In genere l’espressione significa un essere umano nella sua assoluta umanità, senza prendere in considerazione alcun tratto secondario. Quando Gesù parla di sé stesso in questi termini, sta anche parlando dell’umanità epitomata in lui. Anticipando la sua stessa morte, sa che proverà il dolore e l’umiliazione più profondi che la carne può subire. Che questa doveva essere l’ora della sua glorificazione, che persino la sua disperazione poteva essere il segno e il sigillo delle fedeltà appassionata di Dio al mondo, non è un’idea, una dottrina, una visione, ma un atto nel tempo storico per il quale la saggezza non ha linguaggio.

Significherà che Dio è una presenza nella storia che la filosofia non può descrivere, presenza che si plasma in modi che possono solo meravigliare.

Gesù combina due termini i cui significati sono, nell’uso comune, completamente opposti. Dice che il Figlio dell’uomo sarà glorificato, e che deve essere “innalzato”, un eufemismo o un termine ironico che fa riferimento alla crocifissione. Che Dio poteva essere esaltato in una morte normalmente riservata a schiavi e criminali, che la gloria di Dio e dell’umanità poteva manifestarsi in un grande atto di amore e d’identificazione, coronando i più umili tra noi di gloria e di onore, ci mostra un universo di cui la filosofia non può avere percezione.

di Marilynne Robinson