· Città del Vaticano ·

Liz Taylor e Carlotta

 Liz Taylor  e Carlotta  ODS-019
02 marzo 2024

Oggi si parla di donne, di quelle che hanno lasciato il segno e di quelle che — pur non avendo segnato la storia — sono passate nel silenzio del tempo.

Elizabeth Taylor! Chi non la ricorda? La Caritas di Roma ne ha un ricordo straordinario, di quando ha visitato la residenza di Villa Glori, casa di accoglienza per le persone con l’ aids . Abbiamo trovato un pensiero scritto all’epoca da monsignor Robert J. Vitillo, consigliere speciale di Caritas Internationalis su hiv ed aids .

«Verso la fine degli anni ‘80, la Caritas romana è stata fra le prime organizzazioni in Italia ad aprire una tale residenza. Era un periodo in cui la gente che aveva l’ aids era temuta e rifiutata, anche dai membri di famiglia. Il timore ed il rifiuto non erano, però, all’interno del vocabolario — o del cuore — di don Luigi Di Liegro, direttore della Caritas di Roma. Era fatto così. Una notte l’ho accompagnato, in una passeggiata vicino alla sua abitazione, dove si recava per rendersi conto della gente che si era accampata fuori la sua casa. Lui conosceva tutti per nome ed era interessato a sapere di cosa avessero bisogno. Li incoraggiava ad andare al riparo, in un altro servizio della Caritas romana, l’ostello. Quella sera, don Luigi era stato informato che “Liz” stava per visitare la residenza di Villa Glori e mi ha invitato ad essere presente, poiché avevo contribuito ad installare ed organizzare la residenza. La signora Taylor era accompagnata da uno stilista italiano famoso. Aveva detto che sarebbe rimasta soltanto pochi minuti, ma è rimasta per quasi due ore. Non appena ha cominciato a parlare in inglese, don Luigi si è reso conto che non aveva provveduto alla traduzione. Mi ha gridato attraverso la stanza: “Bob, fai tu… al posto mio! (cioè: Bob, fai la traduzione!). Così sono diventato così l’interprete personale di questa attrice famosa.

Inizialmente, sono stato colpito dai suoi occhi, che realmente erano lavanda a colori! Ma mi sono reso conto rapidamente che dovevo prestare attenzione alle sue parole, se non volevo fare la figura dello sciocco ed anche perché stava parlando in un modo positivo e pieno di preoccupazione per i residenti che erano bene informati della sua fama. Naturalmente, gli hanno chiesto gli autografi. Non aveva la penna e ha preso in prestito la mia. Ha mostrato tanta attenzione verso i residenti accettando un bicchiere di plastica riempita di “Fanta” e un pezzo di torta che le è stata servita su piatti di carta. Ha inoltre ascoltato con molto rispetto quelli che hanno raccontato le loro storie di uso della droga, della vita nella prostituzione e di vari problemi personali, comportamenti a rischio che infine hanno provocato l’infezione da hiv . Il suo atteggiamento di rispetto e non di giudizio era quello che cerchiamo di vivere e che consigliamo ai volontari che si avvicinano a tali persone. Grazie a Liz che si è impegnata a difendere i diritti e la dignità di queste persone e a promuovere il pieno accesso al trattamento per la gente che vive con il hiv ».

Pochi anni dopo storia diversa, ma altrettanto meravigliosa. Erano gli anni Novanta. Un gruppo di volontari, della parrocchia di San Frumenzio a Roma, avevano costruito, in Mozambico, piccole residenze per anziani soli. Il giorno dell’inaugurazione, con la conseguente consegna della chiave, Carlotta, con gli occhi sgranati pieni di meraviglia ha impietrito tutti dicendo: «Non avrei mai pensato, prima di morire, di poter dormire su un letto!». Era una vita che passava la notte per terra sopra una “steira”. Una vita faticosa, ma piena di amore. Aveva avuto il coraggio di prendersi, nella sua capanna, un ragazzo autistico abbandonato per strada. Grazie Liz, grazie Carlotta.

del cardinale Enrico Feroci