· Città del Vaticano ·

Talitha Kum lancia la campagna #CareAgainstTrafficking contro la tratta
In preparazione alla giornata mondiale del 30 luglio

Il potere della cura
per smantellare strutture
di sfruttamento e schiavitù

 Il potere della cura  per smantellare strutture  di sfruttamento e schiavitù  QUO-164
22 luglio 2021

Con l’hashtag in inglese #CareAgainstTrafficking, la rete globale Talitha Kum — che riunisce oltre tremila suore cattoliche e collaboratori nell’impegno per sradicare la tratta di esseri umani — invita tutte le famiglie religiose partner e gli amici presenti in circa novanta Paesi del mondo a partecipare alla campagna mediatica in preparazione alla Giornata mondiale contro questo turpe fenomeno, che si celebra il 30 luglio.

Una vera e propria «attivazione online», soprattutto attraverso i canali social viene lanciata oggi, giovedì 22 luglio, in vista della Giornata di lotta al traffico di persone promossa dalle Nazioni Unite: «Insieme, vogliamo raccontare una storia di cura», spiega la coordinatrice internazionale Gabriella Bottani, delle suore missionarie comboniane, traducendo il significato di quelle parole: Care Against Trafficking. «L’obiettivo è dimostrare che la cura può fare la differenza in ogni tappa del percorso per combattere la tratta: cura per coloro che sono a rischio, cura per le vittime e per i sopravvissuti», aggiunge. Per questo dagli account Twitter, Instagram e Facebook di Talitha Kum parte l’iniziativa «Cura contro la tratta», aggiornando banner e profili con la parola-chiave in lingua inglese. «Tutti i materiali come il logo e le fotografie vengono condivisi postando storie di suore, per illustrare il messaggio e amplificarlo attraverso il web». Perlopiù si tratta di testimonianze che servono a descrivere il potere della cura, in particolare in materia di accesso all’istruzione di qualità, a permessi e opportunità di lavoro, di assistenza sanitaria e supporto psicosociale, e di giustizia per i sopravvissuti. E per chi ha poca dimestichezza con il mondo social l’invito è a inviare comunque le esperienze alla mail communication@talithakum.info: sarà poi l’ufficio di coordinamento dal quartier generale di Roma nella sede dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg) a diffonderle per farle conoscere. Anche se, puntualizza la coordinatrice, «la partecipazione alla campagna è possibile da tutti i canali locali, per raggiungere più persone e avere un maggiore impatto».

«La tratta di esseri umani è una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea» aveva detto Papa Francesco ai partecipanti alla Conferenza internazionale sulla tratta il 10 aprile 2014. Per questo, assicura la religiosa comboniana, «non resteremo in silenzio mentre le persone in ogni angolo del mondo soffrono a causa di essa».

Lo sanno bene le sorelle di Talitha Kum che a Pattaya, in Thailandia, una delle principali mete del turismo sessuale, offrono formazione come parrucchiere e massaggiatrici alle ragazze strappate al mercato della prostituzione, in modo che possano trovare un lavoro dignitoso. «Alimentate dalla forza della spiritualità — commenta suor Gabriella — abbiamo aiutato decine di migliaia di persone sfuggite alla violenza a trovare un percorso per ricostruire vite, dignità e libertà. E osiamo un ulteriore passo avanti nel nostro viaggio di cura: vogliamo creare un cambiamento sostenibile e a lungo termine per smantellare le strutture che permettono l’oppressione e lo sfruttamento. Per affrontare questa sfida globale e trovare soluzioni sistemiche, riconosciamo che dobbiamo lavorare con organizzazioni del settore privato, governi, ong e società civile. Occorre trasformare l’economia della tratta in un’economia della cura che permetta a tutti, e specialmente alle donne, di promuovere comunità rigogliose e sicure. Perciò chiediamo a tutte le persone di buona volontà di unirsi per affrontare le cause sistemiche di questo fenomeno, e ai governi di sostenere a lungo termine i sopravvissuti, garantendo istruzione, formazione, giustizia e risarcimenti, e assistenza medica e psicologica», conclude.

di Gianluca Biccini

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