· Città del Vaticano ·

Il giuramento di 34 reclute della Guardia Svizzera Pontificia

Dedizione e coraggio
nel servizio

 Dedizione e coraggio  nel servizio  QUO-103
07 maggio 2024

«Giuro di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Pontefice regnante e i suoi legittimi successori, di dedicarmi a loro con tutte le forze, sacrificando, se necessario, anche la mia vita in loro difesa». Per trentaquattro volte è risuonata questa formula solenne nel Cortile di San Damaso del Palazzo apostolico. Trentaquattro sono infatti le nuove reclute della Guardia Svizzera Pontificia — sedici di lingua tedesca, altrettante di lingua francese e due di lingua italiana — che hanno prestato giuramento nel corso della cerimonia svoltasi ieri pomeriggio, 6 maggio. In rappresentanza di Papa Francesco era presente l’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato.

«Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo». Dal versetto del Vangelo di Matteo il comandante del Corpo, il colonnello Christoph Graf, ha preso l’occasione per riflettere sul valore del servizio. Rivolgendosi alle nuove guardie, Graf ha rievocato la figura di santa Teresa di Calcutta, «che ha continuato a segnalarci ciò che più manca nel nostro mondo: amore, umiltà e pace». Ha ricordato che una volta in Vaticano egli ricevette dalle sue mani delle medagliette con un foglio su cui era scritto: «Il frutto del silenzio è la preghiera. Il frutto della preghiera è la fede. Il frutto della fede è l’amore. Il frutto dell’amore è il servizio. Il frutto del servizio è la pace».

Il comandante ha sottolineato che purtroppo nella società attuale il termine “servizio” ha una connotazione negativa. «Chi — si è chiesto — al giorno d’oggi, è ancora disposto a farlo? Vedendo come va il mondo oggi, la volontà di dominare, di decidere, di poter disporre di tutto, sembra essere molto più grande del desiderio di servire, di farsi indietro e di dedicarsi con impegno a un compito». Poi ha sottolineato come la ricerca di potere attragga sempre più l’uomo, tanto che «il più forte disprezza il più debole e cerca sempre di renderlo sottomesso». Al contrario, «il servizio lo aiuta a maturare nella capacità personale di amare, e per di più vive l’esperienza di essere amato. Così la Guardia diventa collaboratore della pace».

Da parte sua, il cappellano del Corpo, il benedettino Kolumban Reichlin, ha fatto notare che il servizio nella Guardia Svizzera richiede grande responsabilità e sacrificio. «Vivete con coraggio e determinazione questa dedizione per la quale ora vi state impegnando pubblicamente» ha detto rivolgendosi alle nuove reclute. Essa, ha aggiunto, «conosce anche il dolore della rinuncia, conosce la paura della perdita, i momenti di tristezza e di crisi». Alla fine, però, «è sempre rivolta alla vita, alla gioia, alla felicità e alla realizzazione. Chi si dona riceve sempre più di quanto dà: questa è la meravigliosa logica dell’amore». In questo senso, ha evidenziato il cappellano «ciò che ci fa progredire come individui e come società non è l’aspettativa di ricevere qualcosa dagli altri, ma la volontà di ciascuno di dare qualcosa agli altri. Senza dedizione, la vita umana, la sua fioritura e il suo sviluppo hanno difficoltà». Poi ha fatto notare che non si diventa guardie per avere «una vita rilassata. Una vita senza dedizione, senza sacrifici, senza dolore non va oltre il banale». Il sacrificio, ha concluso, porta «gioia e soddisfazione», anche per «la vostra generazione z, caratterizzata in modo particolare dalla spinta all’indipendenza e all’autodeterminazione, questa elevata disponibilità al servizio non è scontata e merita rispetto e riconoscimento».

Alla cerimonia era presente anche una delegazione della Confederazione svizzera, della quale facevano parte la presidente Viola Amherd, il presidente del Consiglio nazionale Eric Nussbaumer e la presidente del Consiglio degli Stati Brigitte Eva Herzog. Con loro, anche il presidente della Conferenza episcopale svizzera, monsignor Felix Gmür, vescovo di Basilea. Come da tradizione, è intervenuta inoltre una delegazione del Cantone ospitante, che quest’anno era Basilea Campagna, guidata dalla presidente del Governo cantonale, Monica Gschwind.